Nel nome della libertà

Francesco D’Adamo, Dalla parte sbagliata, Giunti, 2015 – p. 203 – € 12,00. E-book € 8,90 – Età di lettura: da 11 anni

Sono passati vent’anni dall’assassinio del tredicenne Iqbal Masih operaio, sindacalista pakistano che aveva portato alla ribalta del mondo la tragedia dello sfruttamento minorile. La sua storia ci era stata raccontata da Francesco D’Adamo e aveva contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo problema. Niente è cambiato in tutto questo tempo, anzi, la piaga non sembra neanche cominciare a rimarginarsi.

Ce lo racconta ancora D’Adamo in “Dalla parte sbagliata” (Giunti). Un libro che narra le vite di Fatima e Maria, che l’autore aveva allora immaginato come compagne di Iqbal nella prigionia e che si erano battute con lui per la libertà. “Trasformiamo i nostri ricordi in rabbia. Solo così il sacrificio di Iqbal non sarà stato inutile” così si scrivono le ragazze nel giorno del decimo anniversario della morte dell’amico. E in questo giorno comincia la nuova storia che D’Adamo ci racconta. Una storia impegnata che si legge come un romanzo d’avventura, ma, allo stesso tempo rivela tutta la sua profondità e non può non far riflettere sul gravissimo problema che la rende tristemente attuale. Un romanzo che, attraverso la finzione, racconta la verità di due ragazze impegnate in un viaggio parallelo nell’ingiustizia e nello schiavismo, trovandosi a constatare quanto la guerra contro gli sfruttati abbia allargato i propri confini. Questo non le ferma, anzi le spinge a continuare con la forza e la tenacia che appartengono alle nuove generazioni.

In queste pagine, scritte per i ragazzi, ma importanti anche per un lettore adulto, Francesco D’Adamo, che ci ha abituati ad una prosa chiara che va direttamente al nocciolo delle questioni, non delude. La sua abilità si nota soprattutto nei tratti dei personaggi che sono attentamente caratterizzati tanto nel linguaggio quanto nell’aspetto fisico, e, soprattutto, nella personalità. Abilità che nasce dall’attenta preparazione dell’autore su ciò che racconta. Interessante l’alternanza di narrazione in terza persona e mail che le ragazze si scambiano. In questo modo, il testo, complesso nell’intreccio, risulta scorrevole e più facile da seguire.

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