Gemma Merino, Il coccodrillo che non amava l’acqua, Milano: Valentina Edizioni, 2014 – 24 p. – € 11,90 – Età di lettura: da 3 anni

Riconoscere la propria unicità, scoprire di essere diversi dagli altri, ma non per questo essere esclusi e isolati, trovare il proprio posto nel mondo, insomma, è uno dei momenti fondamentali nello sviluppo psicologico-emotivo di ogni bambino. È una tappa importante che i bambini affrontano con il supporto di chi li ama, un passaggio di cui i piccoli non sono consapevoli, ma con cui devono fare i conti. Come il piccolo coccodrillo di questa storia. Un coccodrillo che non ama l'acqua come i suoi fratelli e i cui tentativi di assomigliare loro non fanno altro che mostrargli quanto sia diverso. Rimasto solo perché tutti impegnati nel corso di nuoto, il piccolo coccodrillo pensa bene di investire i suoi soldini in un salvagente. Buona l'idea, ma inutile: col salvagente non riesce a giocare a palla, a nuotare agilmente e tanto meno ad andare sott'acqua. L'acqua poi, per lui è troppo fredda, troppo bagnata… Finché, qualcosa di imprevedibile succede: un formicolio nel naso, uno starnuto e … dalla sua bocca esce una vampata di fuoco. Il piccolo è un un drago, non un coccodrillo! Ecco perché non ama l'acqua, ecco perché non è fatto per nuotare.

Una storia simpatica, forse non del tutto originale, ma efficace. Una storia con un chiaro intento pedagogico che, tuttavia, risulta ben mascherato e, pertanto, non pesa sull'economia della narrazione. Un finale positivo e a sorpresa di cui non si intuisce molto nello sfogliare le pagine. Una storia arricchita dalle bellissime illustrazioni che, per la loro ben studiata posizione sulle pagine, duettano con il testo e scandiscono il ritmo del racconto. Illustrazioni che completano la storia, regalando nel primo risguardo di copertina un indizio per la soluzione della vicenda e nell'ultimo un possibile modo per continuare a raccontare.