Prima lettura: Esodo 17,3-7;
Seconda lettura: Romani 5,1- 2. 5 – 8;
Vangelo: Giovanni 4,5-42
L’acqua è una risorsa preziosa (anche se noi la usiamo fino allo spreco). Per l’acqua si possono addirittura fare guerre a questo mondo. Una minaccia che pesa sul futuro di tutta l’umanità è il fatto che l’acqua possa essere privatizzata dalle multinazionali (come sta già avvenendo da qualche parte). Ancor oggi ci sono individui che per rifornirsi d’acqua devono fare chilometri e chilometri ogni giorno… magari a piedi. Cos’è che li muove? La sete, anzitutto.
Il vangelo di questa domenica ci racconta di una donna che, spinta da questa naturale esigenza, va ad attingere a un pozzo… e di un viandante, Gesù, seduto all’orlo di quel pozzo perché anche lui ha sete. Ma basta calare il secchio nel pozzo per soddisfare la sete di quella donna e di quel viandante?
Ci sono attese, esigenze, bisogni così profondi nelle persone che l’unica parola adatta per esprimerli è “sete”. E non ci sono bevande che possano estinguerla. L’unica cosa che sappiamo fare è sedare provvisoriamente quella sete, tornando sempre ai soliti pozzi. Sì, è un parlare per metafore, o per simboli, ma rapportiamoli pure alla realtà, all’esperienza.
Si sono mai visti dei fine-settimana così movimentati come in questi ultimi anni? Cos’è che muove giovani e adulti a crearsi delle evasioni così ricorrenti? Il bisogno di scaricare tensioni, stanchezze, nervosismi – si dice – e di ricaricarsi per affrontare la nuova settimana che viene… (ma certe facce che si vedono il lunedì mattina, non sembrano molto ricaricate…). E perché il fine settimana successivo si torna di nuovo, al punto da diventare “dipendenti dell’evasione”?
E ancora: perché il mercato sforna in continuazione giochi sofisticati e passatempi elettronici sempre nuovi per ragazzi e adolescenti? Azzardo una risposta: per tentar di sedare quella sete di cui si diceva e alla quale ragazzi e giovani non sono affatto estranei.
Perché la fedeltà di coppia a volte fa problema? Perché certe famiglie si sfaldano più facilmente oggi che in passato? Per motivi diversi, certamente, ma non ultimo questo: forse quelle persone non hanno attinto l’amore alla sorgente, ma da un “pozzo”…L’acqua di pozzo non placa la sete. Non si può far altro che cercare … altri pozzi.
Anche la religione può essere vissuta come un continuo andirivieni da un pozzo all’altro. Non sono poche le persone che, anche senza religione, sarebbero le stesse: perché accade? Probabilmente perché quella loro religione non è affatto una relazione vitale con Dio, ma un semplice andirivieni dal supermercato del sacro. Sì, anche la religione può essere vissuta come un andar per pozzi, senza mai riuscire ad estinguere la sete.
Infatti, voglia o non si voglia, “chi beve di quest’acqua avrà sempre di nuovo sete” – afferma Gesù nel vangelo. La donna samaritana non può far altro che tornare ogni giorno là ad attingere acqua. E come lei, tanti altri, senza mai riuscire a placare la sete del tutto.
Per risolvere il problema occorrerebbe avere una sorgente “dentro”: questa sarebbe l’unica alternativa. Sì, ma… è una possibilità reale oppure è un arrampicarsi sui vetri? E poi, ammesso che sia reale, chi se la può permettere?
Val la pena prestare attenzione alle parole che Gesù scandisce con autorevolezza in questa domenica: “Chi beve acqua di pozzo, avrà sempre di nuovo sete, ma chi beve l’acqua viva che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi: quell’acqua viva diventerà in lui sorgente che zampilla per la vita eterna”.
E si noti bene: zampilla non chissà dove, ma in lui, cioè dentro la vita. Sì, è una possibilità reale questa. Non coglierla porterebbe ad assomigliare a quei tali che muoiono di sete… a due passi dalla sorgente. Drammatica ironia!
E cosa sarà poi quest’acqua viva che può dare Gesù Cristo? È un parlare simbolico, si diceva. Lo si potrebbe tradurre così: Gesù non è qui con la presunzione di risolverci tutti i problemi, ma il senso della vita sì che ce lo può dare. E di cos’è che ogni persona ha sete, se non di questo, oggi soprattutto? L’avere tutto e di più, senza essere perciò stesso soddisfatti, cosa sta a dire? Che non si ha bisogno di qualcos’altro ancora, ma del senso della vita: un senso vero, resistente (non usa e getta), un senso che ad ogni stagione, ad ogni età, in ogni situazione, permette di dire a se stessi: sì vale la pena vivere, faticare e lottare per certi buoni motivi che non tradiscono mai. Ecco di cosa abbiamo sete, tutti senza eccezioni. Ben vengano quindi i momenti di evasione, i diversivi che rompono la monotonia, ma non si pretenda dai pozzi quello che non possono dare.
Vi è però un ultimo interrogativo che attende risposta: come si arriva a sperimentare quella sorgente che zampilla “dentro” la vita? Dando fiducia e considerazione a Gesù Cristo più che a chiunque altro. Ciò significa: accogliere le sue parole non solo con gli orecchi ma con il cuore: allora quella sorgente sgorga e la si sente zampillare “dentro”. Solo allora ci si può permettere di non dover più andare per pozzi…
Lascia una recensione