I lettura: Isaia 49,14-15;
II lettura: 1 Corinzi 4,1-5;
Vangelo: Matteo 6,24-34
“Credo in un solo Dio” si ripete ogni domenica. Anche i musulmani lo affermano: “Dio è unico”. Ma sarà proprio vero? Oh, non intendo affermare che vi siano tanti dèi, come si riteneva in antico… Ma almeno un altro, contrapposto a quello vero, probabilmente c’è, è rimasto. Altrimenti Gesù non direbbe: “Nessuno può servire due padroni nello stesso tempo”. E chi sarebbe quest’altro dio o “padrone”? Ce lo spiega lo stesso Gesù: “Non potete servire Dio e anche la ricchezza”. Ecco di che dio si tratta: la ricchezza. Che nel vangelo originale di Matteo ha un nome ben preciso e maiuscolo: “Mammòn” o Mammòna.
Ben noto nell’antico Medio Oriente, Mammòna è sempre stato un dio a dir poco diabolico: attira le persone a sé con il miraggio del denaro, della ricchezza, e poi si impadronisce della loro coscienza al punto da indurle a fare tutto ciò che vuole.
Le fa lavorare anche quando non sarebbe necessario (e potrebbero andarsene in pensione per lasciare il posto ad altri). Fa diventare nemici quelli che prima erano fratelli (quanti son finiti davanti ai giudici per questioni di eredità!). E quel che è peggio, mette un filtro sulla coscienza delle persone: parole come solidarietà, affetti, amicizia, non entrano più; passa solo l’interesse, l’utile, il vantaggioso. È superfluo aggiungere che le persone, a questo punto, non sono più soltanto devote di Mammona, ma schiave, hanno perduto la loro libertà.
Tutto questo lo si constata già a livello di singoli individui, di famiglie. Che se poi si sale e si guardano le cose dall’alto, allora gli effetti appaiono addirittura macroscopici: crisi economiche di portata mondiale, ad esempio. Provocate da che cosa? E perché si scatenano proprio a partire dal nostro mondo occidentale (che dovrebbe avere radici cristiane, si suppone)? Eppure, eravamo stati messi sull’avviso: “Non potete servire Dio e Mammòna”. Non perché Dio sia geloso, ma perché chi vuole servirli ambedue, fa del primo una copertura, un lasciapassare per dedicarsi all’altro, anima e corpo, in traffici così criminali e sanguinari da far arrossire il peggiore dei delinquenti. Chi rifiuta di credere nel vero Dio e si affida esclusivamente a Mammòna, fa del male a se stesso e all’umanità, ma perlomeno è conseguente con le sue scelte. Ma chi afferma di credere nel vero Dio, e poi in realtà si affida alla ricchezza, a Mammona, fa molto peggio, perché può avvalersi di un’arma in più: l’ipocrisia.
È un dio così diabolico Mammòna che non guarda in faccia nessuno: neanche preti e frati, nemmeno curie e vaticani sono risparmiati.
A quel punto non c’è più posto per il vero Dio, il Dio di Gesù Cristo. E si diventa atei: non che lo si neghi a parole, lo si professa con i fatti. E quando non c’è più Dio, il vero Dio da adorare e da amare, allora inevitabilmente si adora e si ama l’altro: anche Mammòna infatti ha i suoi devoti, i suoi adoratori.
Chi si dà da fare con eccessiva cura per il cibo, per l’abbigliamento o per l’arredamento, è tra quei devoti. Chi si preoccupa non solo di difendere ma di accrescere i suoi beni, con i sistemi dell’imbroglio, della speculazione, della corruzione, cos’altro è se non un adoratore di Mammòna?
Eh, sì: quando ci si preoccupa di tutto questo, tutto questo diventa liturgia, adorazione, surrogato religioso. Una religione dagli effetti devastanti, perché ci si ritrova schiavi: delle convenienze, delle apparenze, della cupidigia, delle invidie e delle piccinerie. Schiavi ciechi e sordi, oltretutto, che non vedono e non sentono se non quello che Mammòna permette loro di vedere e sentire.
“Non preoccupatevi per la vostra vita di quello che mangerete né per il vostro corpo di quello che indosserete!” esorta Gesù in questa domenica. “Non affannatevi col dire: Cosa mangeremo? Cosa berremo? Quale vestito indosseremo? Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani, il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno…”.
Ma allora, se lo sa, perché non provvede alle moltitudini che soffrono la fame? E alle migliaia di fuggiaschi che scappano dalla miseria? Perché non provvede agli stranieri che non trovano un buco dove alloggiare e sono costretti a passare le notti all’addiaccio? Sì, Dio provvede, anzi, ha già provveduto fornendo tutto il necessario, ma poiché è Padre, attende che i suoi figli – che hanno tutto il necessario e anche il superfluo – si comportino responsabilmente e condividano quel necessario e quel superfluo secondo criteri di equità, anzi, di fraternità.
Cos’altro è cercare il Regno di Dio e la sua giustizia se non partire da questo?
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