Ha destato profondo dolore non solo nella comunità pinetana l'incidente su una parete rocciosa sopra Rizzolaga nella quale ha perso la vita Romano Broseghini, 56 anni, padre di cinque figli e “colonna” della cooperativa “Punto d'incontro” già al fianco di don Dante Clauser. Nella stessa sera a Trento si pregava in Duomo per l'impegno missionario al quale lo stesso Mariano aveva dedicato le sue energie giovanili preparandosi in parrocchia e nei corsi diocesani per poi partire come volontario internazionale alla volta del Senegal dove ha conosciuto sua moglie Marie Cristine, dottoressa di origini francese.
L'inno di San Paolo alla carità – “la più importante fra le cose che restano” – è stato scelto come lettura dai familiari e la radicale testimonianza evangelica di Romano, nello stile della mitezza e dell'umiltà è stato sottolineato dal parroco don Stefano Volani, che ha invitato – pur nella tristezza del distacco – alla riconoscenza al Signore per averci donato la fede e la carità di Romano. Un'ispirazione profonda che attingeva all'Eucaristia – si era reso disponibile in parrocchia per il servizio di ministro straordinario – e che esercitava anche sul lavoro insieme alle persone fragili: “Era bravo di restaurare non solo i pezzi logori, ma anche di prendersi cura delle persone”, hanno testimoniato i suoi colleghi (vedi anche pag. 38) e i suoi ragazzi. Con loro radio Trentino inBlu lo aveva incontrato quest’estate al Rifugio Erterle, sopra Roncegno, intento a realizzare con i ragazzi del Laboratorio di falegnameria del Punto d’Incontro delle sdraio speciali in stile africano. “Le ho viste nei villaggi in Senegal – raccontò con entusiasmo – e ne sono rimasto affascinato per la semplicità delle forme e per l'uso degli scarti di legno, realizzati a mano. Un lavoro che richiede fatica, pazienza e creatività, ricompensate dai risultati finali. Per questo ho ritenuto giusto trasmetterlo ai ragazzi”.
Animatore della comunità dell'altopiano, anche senza usare troppo parole, nelle varie espressioni di volontariato, Romano credeva pure nel valore educativo dello sport: lo praticava non solo nel tempo libero – con la sua bici scendeva spesso al lavoro in città – ed era amante della montagna (sua sorella era morta qualche anno fa sotto una valanga), alla quale sapeva avvicinare anche le persone disabili. Non solo la Sat, anche le società locali di atletica e orienteering nelle quali era stato entusiasta educatore-allenatore, gli sono riconoscenti come si è sentito nella chiesa di Baselga, troppo piccola per un cordoglio così diffuso (fino alla comunità francese della moglie). E poi la musica, colonna sonora della vita famiglia, con le voci corali a indicare “la strada” verso quel “Signore delle cime” che Romano ha dimostrato di amare senza risparmio attraverso gli ultimi e nella sua vocazione di marito e di padre.
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