Il 26 gennaio del 2010 l’ospedale S.Giovanni di Mezzolombardo, punto di riferimento per la comunità del distretto Rotaliana-Paganella, viene chiuso per motivi di sicurezza. Un protocollo d’intesa firmato nel marzo dello stesso anno da 13 sindaci dei comuni della Piana rotaliana e dell’altopiano della Paganella con le due rispettive Comunità di valle, l’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari e la Provincia Autonoma di Trento aveva predisposto un piano di ricostruzione della struttura ospedaliera programmato nei successivi tre anni.
Oggi, però, quello che resta dell’ospedale S.Giovanni è il Punto di Primo Intervento. Una struttura provvisoria che presenta notevoli disagi. Mancano strumentazioni e sono stati ridotti drasticamente gli orari d’accesso. Si tratta di un servizio necessario, destinato a servire un bacino d’utenza pari a 35 mila persone (Mezzolombardo e zone limitrofe) e l’esigenza di avere risposte concrete è forte.
Quale sarà il futuro della struttura? Verranno rispettati gli impegni concordati nel protocollo? In Rotaliana si respira un clima di incertezza e preoccupazione. Gli accordi siglati nel marzo 2010 prevedevano la ricostruzione dell’edificio con l’incremento dei servizi e il potenziamento di quelli già esistenti. “È la nostra garanzia, l’importante è mantenere quanto stabilito in quel protocollo”, spiega la sindaca di Mezzolombardo Anna Maria Helfer.
La logica del fare rete fra i territori è l’obiettivo peculiare della nuova pianificazione. Il che vuol dire anche creare reti di collaborazione tra i vari ambiti assistenziali e tra gruppi di professionisti: dall’assistenza sociale a quella sanitaria primaria, specialistica e residenziale. “Terremo fede agli accordi fatti. Quel protocollo segna la partita”, ribadisce il primo cittadino.
La nuova destinazione prevedeva la realizzazione di un ospedale di comunità con una nuova offerta di servizi e attività ambulatoriali, specialistiche e d’urgenza adeguata alle caratteristiche e alle esigenze della popolazione residente nei territori dei comuni interessati, ovvero le comunità di Rotaliana, Paganella e bassa valle di Non. Un punto di riferimento dunque, non solo per i residenti ma anche per i cittadini di altri distretti. Inoltre, il piano di ricostruzione comprendeva la realizzazione dell’hospice e della nuova sede del centro di riferimento provinciale per i disturbi del comportamento alimentare, un progetto e un impegno importante.
Lo stesso Piano Sociale della Comunità Rotaliana-Konigsberg ha rilevato nuove e crescenti emergenze nelle fasce più deboli della società: famiglia, anziani, giovani e disagio. Si rende necessario garantire un’offerta sanitaria adeguata a coprire i fabbisogni del territorio e una concreta risposta in tema di sanità pubblica. “Il presidio ospedaliero San Giovanni rappresenta l’identità del nostro territorio”, spiega il sindaco Anna Maria Helfer. “Mi sono presa questo impegno e intendo portarlo a termine, lo richiede la popolazione”.
Del futuro incerto dell’ospedale si è parlato anche nella seduta straordinaria del consiglio comunale, giovedì scorso 27 marzo, a seguito di una mozione presentata dalle liste “Civica Mezzolombardo” e “Civica Rotaliana”, nella quale è stato richiesto al sindaco di attivarsi nei confronti della Provincia Autonoma di Trento per salvaguardare il Punto di Primo intervento e mantenere gli accordi sanciti dal protocollo d’intesa firmato nel 2010. “Il progetto verrà portato avanti”, conclude Anna Maria Helfer. La strada è aperta al dialogo”.
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