Vezzano in festa con il patrono San Valentino: “La sua fede illumini la nostra vita”

Il santuario di San Valentino in Agro a Vezzano

Vezzano ha festeggiato il suo patrono con la benedizione della reliquia di San Valentino e la distribuzione mattutina di trippe per concludere con una liturgia serale celebrata nel santuario agreste a questi dedicato, edificato a partire dal 1496 in posizione defilata, nell’antico “vicus Vettianum”, sul sedime di una precedente cappella basso medievale.

Segno di una devozione fortificata nei decenni che accomuna tanti vezzanesi anche ai nostri giorni la solenne eucarestia, preparata con accuratezza dal nuovo comitato pastorale e vissuta con grande spiritualità, ha visto la gradita presenza di mons. Luigi Bressan, affettivamente legato alla natia Valle dei Laghi. Com’è tradizione e senso del dovere i fedeli ritornano di buon grado in quel luogo sacro a sud del sobborgo di Vezzano all’apertura, tre sole volte all’anno, del portale architravato con lunetta al centro della facciata a doppio spiovente. E quale data migliore, quindi, se non quella del 14 febbraio.

La navata unica del santuario a lungo rimaneggiato e restituito tre anni fa agli antichi splendori, ha raccolto la popolazione che si affida al santo martire “perché – parole del concelebrante don Paolo Devigili – possa aiutarci a comprendere come l’amore debba essere vissuto e testimoniato nei confronti di ogni fratello e sorella”.

Sono giunti alla spicciolata, soprattutto anziani, pregando per ottenere l’intercessione del loro santo protettore la cui effige tardo ottocentesca, opera di Giovanni Battista Moroder, è custodita nella parrocchiale, ma pure per salutare l’arcivescovo emerito di Trento. “La fede che sostenne San Valentino illumini la nostra vita”, s’è rivolto a loro nel citare il “grande esempio di amore e generosità del santo patrono che aiuta a crescere e a non fermarsi davanti alle difficoltà della vita”.

Dopodiché, piccolo spazio anche per un curioso aneddoto – confidato nell’omelia – sul nonno del prelato che, all’età di sette anni, si ammalò di poliomelite e rimessosi in salute due anni più tardi non smise di recarsi annualmente nel santuario di San Valentino in agro, laddove questi “ci ricorda che l’amore è una grande forza da saper donare, se non vogliamo che la vita impoverisca”.

E così, ancora una volta, quanti desiderosi di invocargli grazie e benedizioni hanno pregato dandosi appuntamento nel giorno degli innamorati tra i banchi lignei al cospetto dell’altare maggiore impreziosito dalla statua della Madonna con Bambino sormontata da una cimasa con Crocifisso tra due santi vescovi.

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