Vezzano ha festeggiato il suo patrono con la benedizione della reliquia di San Valentino e la distribuzione mattutina di trippe per concludere con una liturgia serale celebrata nel santuario agreste a questi dedicato, edificato a partire dal 1496 in posizione defilata, nell’antico “vicus Vettianum”, sul sedime di una precedente cappella basso medievale.
La navata unica del santuario a lungo rimaneggiato e restituito tre anni fa agli antichi splendori, ha raccolto la popolazione che si affida al santo martire “perché – parole del concelebrante don Paolo Devigili – possa aiutarci a comprendere come l’amore debba essere vissuto e testimoniato nei confronti di ogni fratello e sorella”.
Sono giunti alla spicciolata, soprattutto anziani, pregando per ottenere l’intercessione del loro santo protettore la cui effige tardo ottocentesca, opera di Giovanni Battista Moroder, è custodita nella parrocchiale, ma pure per salutare l’arcivescovo emerito di Trento. “La fede che sostenne San Valentino illumini la nostra vita”, s’è rivolto a loro nel citare il “grande esempio di amore e generosità del santo patrono che aiuta a crescere e a non fermarsi davanti alle difficoltà della vita”.
Dopodiché, piccolo spazio anche per un curioso aneddoto – confidato nell’omelia – sul nonno del prelato che, all’età di sette anni, si ammalò di poliomelite e rimessosi in salute due anni più tardi non smise di recarsi annualmente nel santuario di San Valentino in agro, laddove questi “ci ricorda che l’amore è una grande forza da saper donare, se non vogliamo che la vita impoverisca”.
E così, ancora una volta, quanti desiderosi di invocargli grazie e benedizioni hanno pregato dandosi appuntamento nel giorno degli innamorati tra i banchi lignei al cospetto dell’altare maggiore impreziosito dalla statua della Madonna con Bambino sormontata da una cimasa con Crocifisso tra due santi vescovi.
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