Comincia così il racconto di Lorenza Nardelli, attrice della filodrammatica Arca di Noè, al ritorno del gruppo dalla trasferta in Brasile dal 14 al 26 febbraio. È stata lei, con il marito Giuliano, a proporre alla filo di “costruire” un ponte tra Mattarello e lo stato di Santa Caterina dopo che due anni fa si era recata in Brasile per incontrare i discendenti di Sigismondo Nardelli partito con la famiglia da Acquaviva, destinazione Rio Dos Cedros (un tempo, appunto, Mattarello) paese di circa 11 mila abitanti.
“L’idea – continua Lorenza – è stata subito abbracciata dal presidente Maurizio Francescon, dal regista Luciano Zendron e dagli attori della filodrammatica. Un lavoro di preparazione davvero eccezionale, tra persone così lontane ma con una intensità capace di superare ogni ostacolo, che ci ha permesso di ritrovare oltre oceano, la scenografia della nostra commedia”.
Ricorda che non sono mancate le paure e incertezze nella preparazione e lungo il viaggio, che “sono però scemate al nostro arrivo”, accolti tra fuochi d’artificio, abbracci tanto forti da far male, dal coro, dalla banda e continuamente coccolati lungo tutte le intense giornate brasiliane in cui il gruppo di 21 persone ha soggiornato. “Un’accoglienza indescrivibile se non vissuta personalmente”, spiega ancora Nardelli.
Nei giorni di permanenza a sud del Brasile, cinque sono state le recite: a Rio Do Este (nell’aula magna della scuola “Mario Nardelli” davanti a 300 persone con un entusiasmo da stadio), poi nelle sale di Laurentino, Rio Do Sol, Rio Do Cedros e Nova Trento. Un tour entusiasmante – ricordano i partecipanti – circondati da un affetto e un calore che gli hanno fatti sentire veri amici tra amici.
Più di 1.600 persone hanno partecipato alle recite con la messa alla prova del fisico degli attori fra indumenti pesanti e i 38/40 gradi e parecchia umidità. All’ultima esibizione, a Nova Trento, la filo di Mattarello ha lasciato copione e costumi “perché possano imparare anche loro la commedia ‘El sagrestan de don Albino’. E con le indicazioni partite da Mattarello, la scenografia l’hanno costruita loro e ogni sera trasportata e montata da un paese all’altro”.
“Abbiamo colto il loro orgoglio di essere discendenti di trentini e italiani – riferisce il presidente Maurizio Francescon – con riferimento allo sviluppo che le loro comunità hanno prodotto in quella regione, sviluppo che è partito dal duro lavoro dei disboscamenti dei pionieri per giungere ad una realtà operosa, ben organizzata e economicamente solida. La presenza e la partecipazione ai circoli Trentini è il testimone di questo: in essi e con essi maturano iniziative come le feste della comunità trentina ma anche la partecipazione a quelle della città, i corsi di formazione (in particolare quelli di italiano), ma soprattutto la conservazione della memoria degli emigrati”.
Il progetto culturale dell’entusiasta “Arca di Noè” continuerà con una pubblicazione perché diventi un ricordo per chi ha avuto la fortuna di partecipare (Mattarellani e Brasiliani) ma anche perché rimanga una traccia indelebile di un evento davvero unico che potrà ancora avere molti risvolti in entrambe le comunità.
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