Quelli che durante il mese di febbraio erano iniziati come lavori di rifacimento della vecchia pavimentazione, danneggiata in più punti, avevano fatto comparire nel materiale di riempimento – in modo del tutto inaspettato – diversi elementi architettonici ritenuti degni di approfondimento.
«Fin da subito abbiamo verificato la presenza di fasi costruttive più arcaiche rispetto alle attuali – ha spiegato la responsabile Nicoletta Pisu nel corso della breve apertura al pubblico di sabato pomeriggio, dopo quasi tre mesi di chiusura forzata – mentre la successiva bonifica ha restituito resti di epoche diverse. Tra queste pure la più antica, riconducibile ad una chiesa con abside semicircolare orientata ed affrescata, che per le sue caratteristiche corrisponde a quelle delle chiese del 1300. Questa struttura medioevale durò però fino al 1500, dopodiché venne rifatta. Attorno ad essa si sviluppò un cimitero, com’è tipico del periodo, che cambiò nelle sue modalità durante i secoli successivi: nel 1600 l’edificio venne allungato e poi ricostruito verso la fine del 1800, dapprima con il presbiterio e poi con la navata, assumendo solo in quel momento le forme che vediamo oggi».
Ad attirare l’attenzione era stato l’affioramento dal suolo di diverse lastre basali, molte delle quali ancora intatte, di resti di murature perimetrali ed absidali erette in direzione opposta all’attuale e realizzate in pietra legata con malta, così come di parecchi frammenti di affresco di delicata fattura, con riproduzioni di figure umane e animali, tre tombe «a camera» di diverse dimensioni, collocate una dietro l’altra lungo l’asse est-ovest e in posizione centrale rispetto alla pianta della chiesa, contenenti spoglie umane – tra cui quelle di una donna e di un bambino – probabilmente di membri di famiglie privilegiate. Ed infine molti scheletri, rinvenuti all’esterno di quella che fu la struttura originaria della chiesa assieme ad alcune monete antiche, resti di abbigliamento e fermolacci, a testimoniare l’esistenza di un affollato cimitero comune. «Il materiale più interessante è già stato trasferito a Trento – ha concluso Pisu – per esser studiato e conservato. Tutto il resto verrà invece ora mappato, fotografato, catalogato, per essere poi di nuovo sepolto sotto la nuova pavimentazione che verrà realizzata a breve».
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