Castel Condino, Sover, Terragnolo e Valfloriana i primi comuni serviti
Si muove coi piedi di piombo la Provincia autonoma di Trento nel campo della tecnologia 5G, ossia la quinta generazione dello standard per la telefonia mobile. Dai corridoi di Piazza Dante sono trapelate perplessità verso quella che per più di un ricercatore scientifico si prefigura come “l’abominevole tecnologia che ci farà ammalare tutti”. Nessun allarmismo, beninteso. Ma le dovute cautele vanno adottate in tempo. Mentre in Qatar è stata attivata la prima rete 5G commerciale al mondo, e nel vecchio continente è la Confederazione elvetica con il suo primo operatore di telecomunicazioni a battere tutti sul tempo – nella cosmopolita Zurigo è stata raggiunta una velocità in download di 1 Gbit al secondo – in cinque città italiane (Bari, L’Aquila, Matera, Milano, Prato) sono scattate le sperimentazioni tecniche che hanno vinto il bando del Ministero dello sviluppo economico.
Ad oggi i cittadini sono ancora distanti dal fruire di connessioni superveloci, che stando alla roadmap nazionale dovrebbero entrare ufficialmente a regime entro dicembre 2020, destinate a rivoluzionare ogni ambito lavorativo per effetto dell’impressionante potenziamento del flusso di dati trasmissibili. Frattanto fioriscono gruppi spontanei di scettici che a gran voce denunciano pericoli all’orizzonte. Sì, perché non è tutto oro ciò che luccica. La nuova tecnologia allo studio potrebbe (doveroso l’uso del condizionale) riservare dannose sorprese alla salute umana a causa dell’assorbimento delle radiazioni elettromagnetiche.
Già si conoscono i nomi dei primi comuni trentini che introdurranno il 5G: Castel Condino, Sover, Terragnolo e Valfloriana. I sentimenti degli abitanti contrastano: da un lato il timore (non peregrino) per i livelli d’esposizione alle radiofrequenze, dall’altro l’incontenibile entusiasmo per gli sconfinati campi applicativi delle reti mobili di fascia alta. A metà strada, un velo di grigiore imputabile alla mancanza di solide certezze , se non che lo sviluppo della cosiddetta “Internet delle cose” con cui connettere “oggetti intelligenti” di tutto il globo – se ne prevedono 50 miliardi entro due tre anni – non potrà avvenire a scapito della salute umana. Per gli addetti ai lavori si tratta di opportunità di sviluppo floride di impatti occupazionali. Peccato che poco o nulla si dica dei possibili effetti dell’elettrosmog nel lungo periodo, oggi che i dispositivi mobili stanno relegando la chiamata telefonica a un ruolo marginale rispetto alla selva di funzioni audio-video.
Lo smartphone non ricoprirà nel 5G i panni dell’attore di prim’ordine perché al suo posto è previsto subentrino auto a guida automatica, telemedicina, automazione industriale, robot a controllo remoto e intelligenza artificiale a profusione. Ebbene, sarebbero queste le mirabolanti promesse della piattaforma progettata per servizi rivoluzionari. Tecnologia che “sarà la regola, non l’eccezione”, avverte Stefano Gavioli, tecnico di Brennercom. Immaginarne ora le conseguenze è un po’ come guidare un’auto con la nebbia: più si guarda lontano e meno si vede. Dal canto suo l’amministrazione Fugatti, schierata a favore della nuova tecnologia al servizio delle telecomunicazioni, punta su servizi innovativi tramite applicazioni a bassa latenza e altissima capacità, se non altro per contrastare lo spopolamento delle vallate.
Nella “Conferenza di informazione” indetta dal Consiglio provinciale è risuonato forte l’appello affinché scienza e industria agiscano in sincronia. La Provincia promuoverà iniziative di informazione e dibattito avvalendosi di esperti di varia estrazione, in primis dell’Azienda per i servizi sanitari.
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