Giovani, trentini e migranti, si confrontano sui temi del lavoro e della partecipazione
Cos'hanno in comune, oltre alla loro giovinezza, i giovani trentini e i loro coetanei migranti (o figli di migranti)? Forse, la stessa paura per un futuro che vedono incerto o che proprio non vedono, come hanno gridato gli studenti e le studentesse alla marcia globale per il clima. La stessa trepidazione per il lavoro che non c'è (e non si sa se ci sarà e se ci sarà – un domani -, chissà come sarà). Con in aggiunta, i primi, i trentini, il timore che i secondi, i giovani con un passato da migranti, possano rappresentare temibili concorrenti nella possibile ricerca dell'occupazione futura. E, i secondi, la difficoltà di vivere in una situazione spesso di isolamento che non facilita le relazioni con i coetanei e le esperienze di integrazione.
Mette insieme queste due apparenti debolezze il progetto illustrato martedì scorso 19 marzo presso la sede del Centro per la cooperazione internazionale in via San Marco a Trento dall'associazione capofila Nadir Onlus, presenti anche rappresentanti delle realtà partner che credono in quella che è stata presentata come una sfida innovativa per rafforzare la conoscenza reciproca e la collaborazione tra giovani, trentini e – come sono stati definiti – “con background migratorio”, contribuendo nel contempo a far crescere tutta la comunità.
L'idea che sta alla base del progetto di educazione alla cittadinanza globale “World Citizen Lab” è nata all'interno del coordinamento Ola (Oltre l'accoglienza), che mette insieme le intelligenze e le forze di una serie di realtà impegnate nel privato-sociale e nell'accoglienza. In concreto, l'iniziativa, che è finanziata dalla Provincia Autonoma di Trento per promuovere l'educazione alla cittadinanza globale sul territorio trentino, punta sul lavoro come strumento di integrazione. Tre gruppi di 15-20 giovani composti sia da trentini sia da migranti, guidati da facilitatori appositamente formati dalla Fondazione Franco Demarchi, analizzeranno la situazione di altrettanti territori – Trento città, la Valsugana e la Rotaliana-Konigsberg – per poi riportare nelle comunità il risultato delle loro analisi. Il progetto si concluderà nella primavera del 2020 con un incontro-spettacolo pubblico a Trento sul modello di TED (si spiega così il coinvolgimento dell'associazione Acidi che cura l'organizzazione di TedxTrento.
“Ci rivolgiamo a giovani dai 18 ai 35 anni che vogliano raccogliere la sfida di progettare, insieme, a piccoli gruppi, risposte ad alcune delle urgenze più pressanti del momento in campo ecologico, economico, sociale”, osserva Antonella Agostini di Nadir Onlus, associazione nata poco più di vent'anni fa per unire le competenze di un gruppo di tecnici geologi, agronomi, forestali, sociologi e metterle a servizio nei Paesi impoveriti. “Siamo convinti che sia più che mai necessario far incontrare i saperi che ci sono nelle diverse culture e civiltà e sviluppare così, in questo incontro, buone idee e buone pratiche”. I giovani partecipanti si incontreranno periodicamente e potranno prendere parte anche a visite per conoscere direttamente esperienze di economia sostenibile e capire le opportunità e le difficoltà reali della conduzione di un’impresa che scelga la strada dell’innovazione e della sostenibilità.
Tutto questo impegno avrà poi anche ricadute sulla comunità. Spiega Pierluigi Mariani di Nadir: “Ci proponiamo, grazie all'azione comune dei giovani trentini e con background migratorio, di attivare processi partecipativi a cascata, che è un po' quello che facciamo nei progetti di sviluppo rurale che portiamo avanti in Etiopia, Tanzania e Namibia con il sostegno del Servizio Emigrazione e Solidarietà internazionale della Pat”.
Conclusa la fase di formazione dei “facilitatori”, spiega il coordinatore del progetto Julien Fanseu, si cominciano a comporre in questi giorni i gruppi di lavoro. “Ma c'è ancora tempo fino al 27 marzo per iscriversi, compilando il formulario sul sito www.nadironlus.it”.
Al progetto aderiscono in qualità di partner le associazioni Ali aperte, Atas Onlus, il Gioco degli Specchi, Rastel, Unimondo. E ci sono anche il sindacato Cgil e le Acli Trentine. “Acli partecipa a questo progetto di cittadinanza globale – dice il segretario provinciale, Joseph Valer – che è molto vicino alla nostra sensibilità e alle riflessioni che come movimento aclista stiamo portando avanti sull'economia e sull'educazione alla mondialità, anche grazie alla nostra Ong Ipsia”: sapersi orientare nel mondo globale, imparare a partecipare, confrontarsi con i fenomeni in atto è importante per un territorio che vuole cimentarsi con i cambiamenti.
“Mi interessa, mi convince, mi affascina l'aver messo intorno a uno stesso tavolo tanti diversi soggetti”, osserva in conclusione don Cristiano Bettega, delegato vescovile Area Testimonianza e Impegno sociale. “Questo progetto va nella direzione nella quale è necessario andare per contrastare la cultura dell'individualismo, oggi dominante; una mentalità miope che vede solo se stessa. Se tanti soggetti riescono ad alzare la voce e la mano per dire 'La penso diversamente', possiamo contrastare la deriva che porta ad essere egoisti, a vedere solo il proprio mondo e che è frutto della disinformazione e del disinteresse”.
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