Interessante incontro organizzato domenica scorsa dal locale circolo pensionati. Marco Odorizzi: “Proiettato verso traguardi lontani, capace di guardare al futuro”
Perché riflettere oggi sul modo di fare politica di Alcide De Gasperi ad oltre sessant’anni dalla sua scomparsa? Perché non è affatto passato il suo momento, lui che soleva ripetere “io faccio politica per il bene degli altri”. Lo statista di Pieve Tesino rimane non solo una personalità da celebrare, ma di cui diffondere l’afflato ideale capace di innervare nuove energie perché in grado di regalare una prospettiva che può farsi metodo, indicazione concreta per tanti al potere.
Le figlie Paola e Maria Romana tracciano del padre il ritratto di un uomo d’altri tempi – che assieme a Schuman e Adenauer ebbe l’intuizione di gettare le basi dell’Europa unita – rendendo di pubblico dominio ottanta corrispondenze paterne indirizzate a funzionari di stato, diplomatici, autorità ecclesiastiche, giornalisti, intellettuali, compagni di partito.
Ospite il 2 settembre del Circolo pensionati di Calavino, la primogenita Maria Romana ha presentato “De Gasperi scrive”, la sua nuova fatica editoriale composta a quattro mani e da lei definita “abbastanza pesante”, tenendo incollata l’attenzione di una sala Pizzini allietata dal violino di Anna Nicolodi e gremita oltremodo per la gioia del vulcanico presidente Adriano Bortoli.
“Temevo che non sarebbe rimasto nulla della sua corrispondenza – risponde con la sua grande statura morale e intellettuale, la signora Maria Romana – e così cominciai ad annotarmi quel che mi aveva raccontato nei suoi ultimi giorni e quello che avevo visto con i miei occhi da segretaria”. Alla presenza del sindaco di Madruzzo, a giudizio del quale “questo è un libro che per noi politici deve essere un punto di riferimento”, del direttore del Centro studi europeo Alcide De Gasperi Paolo Magagnotti e dell’autonomista Franco Panizza secondo cui De Gasperi “è sempre più attuale e la sua grande esperienza politica è utile alla nostra società che ha smarrito molti suoi valori”, passando per le briglie di Marco Odorizzi, direttore della Fondazione trentina Alcide De Gasperi, in veste di moderatore è stata delineata la figura degasperiana che giudicò l’attività politica e l’impegno sociale come una missione.
Del resto raramente un funzionario di stato ha saputo portare con sé un così sostanzioso e influente patrimonio di idee e sentimenti della sua giovinezza. Ogni sua decisione era profondamente influenzata da una robusta fede cattolica mentre il senso delle sue azioni si traduceva in un profondo senso democratico, di rispetto e tolleranza. Le lettere “che non avrebbe avuto senso tenere segrete in casa”, precisa la coautrice, riflettono uno spaccato sugli anni della responsabilità di governo e del riconoscimento internazionale di Alcide, ma anche sui suoi periodi più bui come quando costretto dai fascisti a “salire le altrui scale” per dare qualche lezione privata e mantenere le quattro figlie traducendo libri dal tedesco. Per Odorizzi questi “è sempre stato proiettato verso traguardi lontani, capace di guardare al futuro” e i giovani d’oggi meritano di conoscerne gli ideali.
Loro che – avverte la novantacinquenne Maria Romana – hanno bisogno di scoprire un’Europa che però non è diventata quello che mio padre sognava”.
Lascia una recensione