Lottatori di speranza si diventa: giovani e richiedenti asilo al lavoro insieme

L'esperienza di servizio e formazione proposta da Centro Astalli Trento e Libera contro le mafie

“Siete lottatori di speranza”. Papa Francesco si era rivolto così alle persone migranti ospiti in un hub a Bologna, alcuni mesi fa. In una settimana estiva, a Trento, un gruppo di giovani ha provato a cucirsi addosso questa etichetta incontrando le storie dei migranti forzati, quelli che sospinti dalla speranza fuggono dal loro Paese in cerca di giustizia, di pace e libertà.

Preparare e costruire un futuro così per l’unica “famiglia umana”, è responsabilità di tutti. Per questo, nel segno di una memoria militante, è importante ricordare i nomi e le storie di chi è vittima di quei meccanismi che spingono una parte di umanità in fondo alla fila, quegli ultimi per la cui dignità bisogna imparare a lottare.

Dal 6 al 12 agosto il campo estivo “Lottatori di speranza” ha coinvolto 15 giovani dai 18 ai 23 anni, trentini e non, che si sono messi in gioco sui temi delle migrazioni e della legalità insieme all’associazione Centro Astalli Trento (sede trentina del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS) e al Presidio Universitario Libera “Celestino Fava” – Trento, in collaborazione con il Presidio Libera “Giangiacomo Ciaccio Montalto” – Rovereto e la Cooperativa Villa Sant’Ignazio.

Centro Astalli e Libera insieme per portare alla luce il legame che esiste tra le vittime delle migrazioni e le vittime di mafia: persone cadute nella rete della criminalità organizzata, che gestisce l’attraversamento dei confini, sfrutta il lavoro irregolare di chi non ha documenti e approfitta della vulnerabilità altrui.

Nello spirito della proposta di “E!State Liberi”, che ogni estate ripopola i beni confiscati alla mafia in tutta Italia, ogni giornata del campo è stata un’occasione di formazione, attraverso incontri con esperti e testimonianze, ma anche di servizio. E a sporcarsi le mani insieme ai partecipanti al campo c'erano anche alcuni coetanei richiedenti asilo accolti nelle strutture trentine; il ritrovo era a Casa San Francesco, a Spini di Gardolo, con vestiti da lavoro, scope, rulli e pennelli. Nelle mattinate di lavoro, i giovani hanno ordinato, ripulito e ritinteggiato alcuni spazi della struttura dei padri cappuccini, gestita da qualche mese dal Centro Astalli, in cui convivono studenti universitari e richiedenti asilo.

La relazione con le persone rifugiate è uno dei “tesori” che i ragazzi del campo si sono portati a casa, nella scoperta di quanto la conoscenza dell’altro sia spiazzante nella sua ricchezza e potente nel cambiare visioni e contesti.

Un’altra scoperta è stata la conoscenza di un fenomeno con dati e ragionamenti molto diversi da quelli proposti dall'attuale narrazione mediatica e politica. Nei pomeriggi di formazione i giovani hanno ripercorso il viaggio di un migrante: dal Paese di origine al viaggio attraverso le reti dei trafficanti; l’inserimento nel sistema di accoglienza in Italia e nella società trentina, in bilico tra il lavoro regolare e irregolare; la difficile sfida dell’autonomia una volta concluso il progetto di accoglienza.

Conoscere per giudicare per agire. Dai momenti di confronto è nata una nuova consapevolezza da cui partire per leggere la realtà ed elaborare forme di impegno possibili.

L’ultima scoperta dei giovani partecipanti al campo: la forza del gruppo. Come spesso accade in esperienze di questo genere, si crea da subito un affiatamento speciale, una comunione inaspettata: ci si ritrova in un’orizzonte comune che sostiene e sospinge come niente altro.

Quel futuro di giustizia per tutti, è fatto anche dei sogni dei giovani, come ha suggerito Papa Francesco al Circo Massimo lo scorso 11 agosto. Questo è il lavoro da fare: tenere vivi i sogni perché “ci aiutano ad abbracciare l’orizzonte, a coltivare la speranza in ogni azione quotidiana”, e trasformarli nella realtà del futuro tenendo presente che i sogni “fecondi”, quelli “capaci di seminare pace, di seminare fraternità, di seminare gioia” in un mondo dove sembrano prevalere l’odio e la paura, sono i “sogni grandi”. “I veri sogni sono i sogni del noi”, che “includono, coinvolgono, sono estroversi, condividono, generano nuova vita”.

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