“E’ necessario dare nuova vita alla Marmolada, da tempo dimenticata. Per questo sono pronto a dialogare con tutti senza preclusioni, partendo dal fatto che il confine corre lungo la cresta che da Punta Rocca scende verso il Passo Fedaia”.
La controparte veneta non ci sta (come documentiamo qui sotto) e valuta se continuare la contesa combattuta a colpi di carte bollate. Il governatore del Veneto Luca Zaia afferma, in una recente intervista, che il dossier Marmolada è una grana ereditata. “Se fosse iniziata con noi sarebbe già conclusa perché avremmo trovato un accordo. Ho sul tavolo una mole di scartoffie: sentenze contro sentenze che cercheremo di risolvere. Senza ombra di dubbio – ha detto – difenderemo gli impianti di risalita e le attività economiche".
Nel dibattito è intervenuto anche il presidente onorario di “Mountain Wilderness” Luigi Casanova che si è dichiarato pronto ad “andare a Parigi (sede Unesco) a dire che Trento e Belluno non meritano questo riconoscimento perché non sanno gestire il loro territorio in modo sostenibile. “Ci auguriamo – conclude Casanova – che le forze politiche riescano a collaborare per ridare dignità alpinistica e paesaggistica alla Marmolada”. Il conflitto sui confini è secondo lui “stupido e inutile” e riguarda solo gli interessi economici, a scapito della tutela del paesaggio.
Ora bisognerà attendere le prossime mosse: dialogo o nuovi passi legali? Certamente il pronunciamento dell’Agenzia del Territorio di Roma rappresenta per i trentini un ottimo risultato, ma è considerato invece dai veneti un'ingiustizia.
L’auspicio, per la gente di buon senso, è di trovare una onorevole mediazione, ma c’è chi già soffia su presunte basi identitarie: insomma trentini contro veneti dimenticando che la contesa sulle creste della Marmolada è principalmente una questione di soldi.
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