Dopo aver assistito sabato scorso a Rovereto alla presentazione dell'ambizioso progetto del “Comitato costruzione replica Carro Armato Fiat 2000 (1918-2018), per il quale questo gruppo di appassionati intende raccogliere da privati ed enti pubblici almeno 700 mila euro (vedi pag. 25), mi sono sorte alcune perplessità, che condivido: come? quando e, soprattutto, perché ricostruire una copia del primo mezzo corazzato italiano?
Sul “come” avviene quest'investimento notevole, mi colpisce il fatto che parlare di copia “in scala 1/1” vuol dire che il prodotto finale è un vero e proprio mezzo corazzato. Insomma, l'obiettivo è quello di (ri)costruire un mezzo di guerra, un mezzo che fonti storiche ci ricordano aver davvero combattuto nelle sabbie libiche durante l'espansione coloniale fascista! Un vero e proprio carro armato funzionante, che si muova su strada e disponga di cannoni in grado di abbattere ostacoli umani ed artificiali.
Ma mi chiedo – e siamo al “quando” – in che tempo stiamo vivendo? Un'epoca che piange le stragi belliche della Siria, un'epoca in ci si combatte "una guerra mondiale a pezzi", di cui parla Papa Francesco, e in cui, almeno a parole, invoca a gran voce la pace!
Che dire, allora, di questo progetto di cui non discuto l'alto valore storico e ingegneristico? Non voglio nemmeno scivolare nel classico atteggiamento che qualcuno definisce "buonista" o "populista".
Resto molto perplesso, però, dallo sforzo economico richiesto, proprio in relazione al periodo storico in cui stiamo vivendo. Mentre le persone malate non trovano risposte dal sistema sanitario, le famiglie (anche nelle nostre valli) faticano ad arrivare alla fine del mese, mentre centinaia di migliaia di disperati lasciano la propria terra, martoriata dalla fame e dai conflitti armati, rischiando la propria vita nelle acque del Mediterraneo, noi accettiamo di investire 700 mila euro per costruire un carro armato, che sarà anche la copia storica del Fiat 2000, ma che in fondo, nella sua ontologia, rimane pur sempre uno strumento di morte e distruzione?
Era possibile un altro tipo di impegno? Nella mia giovanile ingenuità, forse, ritengo che rielaborare maggiormente nei dettagli il modellino della ditta torinese "Querello", che in scala 1/5 ripropone il Fiat 2000, rendendolo più dettagliato e curato, renderebbe comunque il valore storico ed ingegneristico della proposta progettuale, e allo stesso tempo ci libererebbe dalla fastidiosa incombenza, ancora una volta, di investire denaro (e molto) per costruire armi.
Forse, non riavremmo indietro quel mito storico tanto affascinante, ma penso che il guadagno culturale sarebbe comunque superiore a quanto si possa immaginare. In fondo, ritengo che il mondo della cultura debba insegnarci, basandosi sull'antico, qualcosa di nuovo; e così oggi, questo mondo, ha la possibilità di insegnarci che le armi possono diventare pace, che il denaro e la passione che una volta veniva speso per fare la guerra, oggi può essere un investimento su un futuro migliore, un futuro di convivenza, di fratellanza, di comunione, insomma, un futuro di pace!
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