Il limite, un dono che apre all’incontro

Fisico, psicologico, relazionale, sociale. Con i suoi numerosi volti, il limite è una dimensione connaturata all'esperienza umana che può apparire confine invalicabile e gabbia che rinchiude, rendendo impotenti e rassegnati, oppure motivo ispiratore che, invitando a scoprire come superarlo, lascia intuire l'esistenza di vie e possibilità inaspettate. È il messaggio che come un filo rosso ha caratterizzato le testimonianze narrate nel convegno "Mi limito d'immenso", promosso dal Movimento Umanità Nuova, espressione nel sociale del Movimento dei Focolari, con la collaborazione del Centro Culturale TrentUNO, al fine di promuovere un’occasione di confronto sulla fragilità come condizione esistenziale che accomuna tutti e risorsa che apre all'incontro con gli altri, svoltosi sabato 19 maggio al Muse.

La persona con disagio psichico ha un limite evidente, ma può diventarne talmente esperta da maturare una conoscenza maggiore rispetto a quella dei professionisti, e unendo i due saperi è possibile giungere ad un sapere condiviso collettivo, a vantaggio di utenti e famigliari. È la sfida narrata da Renzo De Stefani improntata al "fare assieme" che negli anni si è sviluppata in varie esperienze positive, tra le quali "Amici per casa", un progetto che prevede la convivenza tra persone con malattia mentale e rifugiati politici e richiedenti asilo. "Non lo tratto come malato, quello che faccio io può farlo anche lui". "Sono stato in una comunità nelle Marche per alcuni anni, poi sono tornato a Trento: abito in un appartamento in piazza Mostra, mi trovo bene con Mutiu, siamo diventati amici". Mutiu Mohamed, arrivato in Italia nel 2011 dopo essere scappato dalla guerra in Costa d'Avorio, e Marco Agostini hanno evidenziato il valore di un percorso in cui il limite diventa generativo di rapporti affettivi e di un clima di familiarità che ha effetti positivi sulla qualità della vita di entrambi.

Gloria Comper, Francesco Crepaz e Luca Guandalini, giovani imprenditori aderenti al progetto di Economia di Comunione che affiancano gli insegnanti nel progettare percorsi di alternanza scuola-lavoro, hanno poi mostrato come l'economia, di fronte a risorse energetiche limitate, riesca, grazie all'innovazione tecnologica, a trovare valide alternative e come il limite possa rappresentare un processo di crescita nel conciliare aspirazioni riguardanti realizzazione personale e professionale.

Crescita che non si è mai fermata per Piergiorgio Cattani, giornalista e scrittore, co-protagonista insieme alla pluricampionessa paralimpica Martina Caironi del film documentario di Marco Zuin “Niente è scritto”. “La siepe di Leopardi impedisce di vedere al di là, ma stimola l’immaginazione, poi c’è il tentativo di evadere espresso da Montale nella poesia In limine, mentre Ungaretti, pur in una situazione insostenibile, con un solo verso ci fa vedere la luce: il limite è compreso e accettato, percependo che c’è qualcosa che va oltre e ci apre all’abbraccio dell’infinito”. Istintivamente li rifiutiamo, ma l’uomo non può esistere senza limiti e neppure senza relazioni: “Dobbiamo imparare a chiedere aiuto – ha concluso Cattani -: nel superare la paura di essere dipendenti dagli altri scopriamo che le forze si moltiplicano e le difficoltà possono essere occasione di miglioramento di noi stessi”. “In un’epoca in cui vige il dovere di abbattere ogni limite, lo sport insegna che da barriera esso può essere indizio di potenzialità impensate e soglia che, oltrepassata con umiltà, lo trasforma in strumento di conoscenza – ha detto Paolo Crepaz, vicepresidente CONI – Comitato provinciale di Trento, medico e docente in pedagogia dello sport -: il limite ci rende consapevoli di difficoltà e capacità, ci insegna a essere riconoscenti all’avversario e a fare pace con la nostra imperfezione”. Accogliere la vulnerabilità, senza rinunciare a cercare un varco di fronte a ciò che appare a prima vista insuperabile, significa essere capaci di stare in un dinamismo in cui diventa possibile tessere nuova vita e ricamare l’inedito, sperimentando il limite come dono. È quanto hanno vissuto Anna Benedetti e Gianluca Anselmi, musicisti autori di “Il mondo di Lucy” che hanno raccontato in parole e note la scelta di portare a termine la gravidanza nonostante il consiglio dei medici di abortire dopo aver scoperto gravi malformazioni nel feto. “Nel 2009 abbiamo deciso di portare speranza raccontando il mondo che Lucy ci avrebbe mostrato e da allora la nostra risposta al limite è che la luce può nascere anche nei momenti più bui e che la vita non si ferma mai”. Un mondo in cui “siamo tutti amore”, ha detto Lucy in conclusione dell’intenso momento regalato dai genitori alla sala gremita, un mondo in cui, pur partendo da un limite, ogni giorno è possibile iniziare, sperare, costruire, amare.

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