Il Papa scrive ai giovani, non solo ai 300 riuniti a Roma per il pre-Sinodo. Alcuni vescovi puntano decisamente su di loro. Al protagonismo giovanile s'affida anche l'economista Andrea Segrè in una lettera lunga come un libro
Qualcuno li ha chiamati centennials, altri postmillenials, altri ancora Igeneration. Ci si nasconde sempre nei termini inglesi quando si cercano definizioni, in questo caso inutili. Perchè reggono sempre poco le etichette sulle giovani generazioni e anche i 15-30enni – al centro della Giornata mondiale della Gioventù rilanciata nella domenica delle Palme – non vogliono essere incasellati in categoria.
Nel tentativo di entrare in dialogo con loro l'economista Andrea Segrè, leader autorevole del movimento antispreco, li chiama volentieri “generazione Z”, come alcuni altri autori: “E' l'ultima lettera dell'alfabeto – spiega Segrè, sempre più noto anche come vulcanico presidente della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige – dopo la vostra generazione finisce il mondo che più o meno conosciamo. E’ difficile prevedere cosa succederà dopo, perchè stiamo consumando il pianeta a una velocità molto superiore alla sua capacità di rigenerarsi”.
“Ci stiamo dirigendo verso una serie di catastrofi annunciate – insiste – sappiamo che non possiamo continuare a inquinare così pesantemente il pianeta, che non possiamo lasciare nelle mani della grande finanza il destino di intere nazioni, la possibilità di mangiare o di bere. Urge trovare, miei cari, un nuovo rapporto fra capitale naturale ed economico, fra ecologia ed economia. Ma è l’economia che dovremo cambiare, cambiando noi stessi: il nostro stile di vita, i nostri consumi, il nostro modo di produrre.
Un’emergenza planetaria esige anche una risposta locale. Alla responsabile dei giovani Segrè si affida con un atto di fiducia piena nella lettera – lunga come un libro – dal titolo “Il gusto delle cose giuste”, edito per Mondadori e presentato insieme al nostro direttore venerdì scorso nell'ambito di “Green Week” subito dopo l'intervento del leader Paolo Gentiloni. “Avete sentito che qualcosa è stato fatto nel campo della green economy – ha commentato Segrè, rivolgendosi ai giovani convenuti alla facoltà di Lettere – ma un mondo più pulito e giusto sarà possibile solo quando – come diceva Alexander Langer citato poco fa da Gentiloni “la conversione ecologica sarà socialmente desiderabile”, ovvero perseguita e ricercata da tutti”.
Un'utopia? Non è così per Segrè che ha visto fiorire (e diventare legge) la campagna Spreco Zero da lui lanciata contro gli sprechi alimentari. “Dovete sapere – ha ripetuto il docente all’Università di Bologna e Trento – che ho grande fiducia in voi e che la soluzione alla complicata equazione del mondo è nel ridurre gli squilibri o, ancora meglio, nel trovare un equilibrio. Abbassate la quantità per chi ha troppo, alzatela per chi ha poco, elevate la qualità per tutti. Dentro la qualità c’è tutto ciò che conta. E pretendete il giusto, nel senso più alto di questo termine”.
Ai giovani che le ricerche sociologiche qualificano come “iperconnesi, curiosi, senza remore, sensibili e irrequieti”, ai giovani che in gran parte non sapevano cosa votare il 4 marzo (ricerca Ipsos del 6 marzo), Segrè insegna a dire «basta!» , facendo proprio il rispetto dei limiti naturali, rispettando la dignità delle persone e del lavoro, perseguendo – in una parola – un dolce «stilmedio», cioè una condotta, basata sull’equilibrio personale, sulla cura degli altri, sulla sostenibilità ecologica, sulla circolarità dell’economia. Finito il tempo delle ideologie rimangono – dice – le idee, le visioni, i progetti e le azioni. E allora, in un mondo in cui l’identità è spesso derivata da ciò che si possiede, l’esortazione più profonda di un adulto ai giovani non può che essere: «Provate a trovare voi stessi»
Segrè non propone solo analisi ma un preciso cammino in dieci mosse, abbozzate addirittura con alcuni schizzi. Dove le parole chiave riportano a tante idee di “Laudato Sì'”, l'enciclica sociale di Papa Francesco che il professore ha letto e riletto, condividendone le finalità e anche gli accenti. Una “lettera” da leggere, perchè il discernimento indicato dal Papa per il Sinodo, s'arricchisce di tanti punti di vista diversi.
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