Dopo il successo raccolto nel 2023, torna su Netflix la serie di matrice storico-investigativa “La legge di Lidia Poët”, ispirata alla prima donna a laurearsi e a entrare nell’Ordine degli avvocati nell’Italia di fine ‘800. A vestire i suoi panni la sempre più brava Matilda De Angelis, affiancata da Eduardo Scarpetta e Gianmarco Saurino (novità nel cast). A capo del progetto c’è Matteo Rovere con la sua Groenlandia; la regia è condivisa con Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa. Il copione della seconda stagione è firmato dai creatori Guido Iuculano e Davide Orsini insieme a Flaminia Gressi.
La storia. Lidia Poët ha la strada sbarrata dall’Ordine degli avvocati e dalla politica, semplicemente perché donna e per il suo temperamento insofferente alle regole sociali. Con il fratello Enrico continua a muoversi in aule di tribunale, investigando poi su intricati casi di omicidi con il giornalista Jacopo Barberis. A complicare il quadro l’arrivo del nuovo procuratore Fourneau… La serie “La legge di Lidia Poët 2” si conferma un divertissement per gli amanti del genere giallo, per i fedelissimi delle dinamiche investigative alla Sherlock Holmes, combinando atmosfere crime a tinte fosche con un twist di narrazione pop alla “Enola Holmes” (sempre su Netflix, ma con target più adolescenziale). Abbiamo inventato, spiegano i creatori Iuculano e Orsini, “circostanze, personaggi e intrighi, utilizzando piccoli frammenti di realtà per costruire un mondo pirotecnico di fantasia, dove una donna libera può lottare, trovare alleati, esser tradita e infine anche vincere, riempiendoci gli occhi di bellezza e la mente di meraviglia”.
Lidia Poët è un’eroina di fine XIX secolo che si batte contro i tabù sociali, le restrizioni imposte alle donne tra lavoro e famiglia, paladina di una vita libera e senza legami. Lidia rinuncia al matrimonio, per inseguire un sogno di indipendenza e non essere da meno rispetto ai colleghi uomini. È animata da ostinazione, grinta e azzardo, mettendosi in gioco sino alle soglie del rischio pur di raggiungere la verità. La narrazione è senza dubbio frizzante, colorata seppur impastata di noir, e anche un po’ furba, qua e là con forzature narrative e licenze che fanno da gancio al nostro presente: il riferimento è sia ai casi crime di puntata, ma soprattutto ai dialoghi spesso marcati da soluzioni moderne, molto colloquiali. In generale la figura della Poët sembra costruita a metà strada tra un omaggio alla determinazione sociale di Elizabeth Bennet e inserti che strizzano l’occhio ad Ally McBeal. In questo il richiamo storico di riferimento, alla vera Lidia Poët, forse è più sbiadito e piegato ad esigenze narrative di largo consumo. Di fatto la serie, con la prima stagione, si è imposta come il primo titolo italiano più visto su Netflix nel 2023 (si parla di 85 milioni di ore di visione). Attendiamo ora i numeri della seconda stagione, in piattaforma dal 30 ottobre. Serie consigliabile-complessa, problematica.
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