La nuova legge urbanistica dovrebbe favorire il recupero del patrimonio edilizio, in particolare quello pubblico, all'interno degli insediamenti e la demolizione degli edifici costruiti dove non si sarebbe dovuto. Ma c'è chi sembra aver letto la legge alla rovescia. E’ l’amara constatazione di Italia Nostra del Trentino, che sul suo pregevole bollettino d’informazione ha raccolto una serie di esempi di interventi eseguiti nei centri storici “che testimoniano il totale disprezzo per la conservazione della memoria storica dei luoghi”. Interventi di demolizione che l’associazione giudica spesso fini a se stessi: “mutilazioni gratuite, ferite di cui non è neppure progettata la rimarginazione”.
La casistica è piuttosto varia. “C’è un edificio ad Arco che è stato demolito e ricostruito e oggi sembra un bunker con sopra la cuccia del cane: da un tetto a padiglione si è passati a un tetto a due falde con il timpano sulla strada, che per Arco è un’anomalia assoluta”, esemplifica l’architetto Beppo Toffolon, presidente della sezione di Trento di Italia Nostra. Altri “tragici” esempi l’associazione li ha individuati a Pressano, Albiano, Pinzolo e Lavis.
Pressano
In via Guglielmo Marconi nel centro storico di Pressano, nel comune di Lavis, spicca un edificio viola, ristrutturato da qualche anno. L’intervento, rimarca Italia Nostra, ha cancellato i caratteri originali di una facciata appartenente a un fronte classificato “di pregio” deturpando l’armonia dell’intera via, in netto contrasto con le norme dettate dal piano regolatore: l’intonaco liscio che non segue l’irregolarità originaria della parete, la tinta viola, l’antica cornice in pietra rimossa, l’applicazione di nuove cornici in pietra bianca difformi in materiale e dimensione…
Albiano
Nel comune della valle di Cembra gli strali di Italia Nostra si abbattono sull’intervento di “sfoltimento” del centro storico, in particolare su quello che viene definito “l’insensato sventramento della cortina edilizia su piazza Degasperi”. Già deturpata “da una modernizzazione paesana (balconi di cemento, serrande metalliche, tapparelle di plastica azzurra ecc.)”, appare ora “incomprensibilmente” interrotta da un buco “di cui non si comprende la ragione”. Se proprio si voleva diradare i tessuti storici, ebbene, occorreva ripercorrerne a ritroso nel tempo la genesi, rimuovendo gli elementi aggiunti per ultimi alle strutture primarie: ma non demolire proprio quelle strutture “che formano le cortine edilizie”. Il risultato? Ora piazza Degasperi appare come una bocca alla quale sono stati qua e là dei denti, con la presa di migliorarne il sorriso! Secco il giudizio: “tutto ciò denota una straordinaria leggerezza e una notevole incompetenza”.
Pinzolo
Un'altra “assurda” demolizione è quella del Municipio di Pinzolo. Degradata per anni a maxi-cartellone pubblicitario, l'ex sede della cittadinanza è stata abbattuto. Col risultato di lasciare corso Trento “senza uno sfondo” e la chiesa “in un imbarazzante isolamento”; al posto dell'ex Municipio c'è oggi “un vuoto incomprensibile e l'incongruo Paladolomiti si può ammirare anche da sud”.
Lavis
In via dei Mulini a Lavis (foto da Google Streetview) Italia Nostra segnala “l'ennesimo esempio di scempiaggine cromatica nei centri storici trentini”, e per di più a 200 metri dal municipio. A dimostrazione di “quanto sia carente la cultura del colore e quanto sia indispensabile una più attenta regolamentazione”.
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