“Allenare alla vita”. A Trento sabato 9 novembre il pedagogista Alberto Pellai

Foto Facebook Alberto Pellai

Per “allenare alla vita” i giovani c’è bisogno di buone palestre, che siano realmente interessate ai loro bisogni e alla loro crescita anziché al profitto. La riflessione, aperta dal nuovo libro dello scrittore, medico e psicoterapeuta Alberto Pellai, che si intitola proprio “Allenare alla vita” (Mondadori, 2024), sarà portata a Trento sabato 9 novembre dalle ore 9.30 alle 12.30, in occasione di un incontro organizzato da Noi Oratori Trento presso l’aula magna dell’Arcivescovile.

Pellai, perché parlare di “allenare alla vita”?

Perché la crescita, l’età evolutiva, è il tempo di allenamento alla vita. E, come tutti gli allenamenti, non può essere improvvisato. Deve essere pensato e progettato. Deve essere in mano a buoni allenatori e deve prevedere il coinvolgimento di buoni compagni di squadra. E poi deve essere effettuato su campi di gioco adeguati al bisogno di allenamento dell’atleta. Tutto ciò però non sta avvenendo. Quindi il mio libro parte anche da una critica a quello che ne è stato degli allenamenti alla vita in età evolutiva negli ultimi quindici anni. Abbiamo sbagliato i campi da gioco, abbiamo perso gli allenatori e soprattutto i ragazzi sono rimasti senza compagni di squadra.

Gli oratori sono un buon campo di allenamento?

Assolutamente sì. In questo momento i ragazzi hanno davvero bisogno di luoghi di animazione e di aggregazione, luoghi che quando guardano un soggetto in età evolutiva non pensano a che cosa si può guadagnare coinvolgendolo nelle proprie attività, ma a che cosa gli serve per diventare un futuro adulto capace di stare al mondo. Tutti i luoghi gestiti da agenzie educative che hanno a cura l’educazione dei minori in questo momento sono luoghi necessari, perché abbiamo spostato troppo la crescita dentro i luoghi di mercato.

In che senso “luoghi di mercato”?

I posti dove invitiamo i ragazzi ad andare sono sempre posti dove c’è un biglietto da pagare o qualcosa da consumare. Oppure – e qui penso ai social – sono luoghi dove hai la percezione di vivere esperienze di socializzazione, ma dove in realtà chi ti osserva ti profila ai fini del marketing strategico e non ha assolutamente la preoccupazione di fornirti nutrimento per la mente e per i tuoi bisogni di crescita, ma ha in mente di farti entrare dentro un percorso che ti renderà acquirente di un prodotto o comunque spenditore di soldi dentro ad esperienze che ti vengono offerte. Penso anche ai videogiochi, piattaforme dove i maschi spendono ore tutti i giorni, che fatturano una quantità enorme di denaro e che danno l’illusione che tu stia giocando con qualcuno quando in realtà sei solo, chiuso dentro una stanza, e provi sempre meno il desiderio di uscirne.

L’intervista completa al pedagogista Alberto Pellai è sul numero 44 di Vita Trentina in edicola questa settimana. Per approfondire i temi trattati, l’appuntamento è per sabato 9 novembre dalle ore 9.30 alle 12.30 presso l’aula magna dell’Arcivescovile.

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