Al passo dei poveri

La settimana prossima la Fondazione Comunità Solidale affida a tre “Hope” un alloggio

Camminare “al passo dei poveri” è nel Dna della Fondazione Comunità Solidale, l’ente di religione che in stretta sintonia con l’Arcidiocesi e la Caritas di Trento gestisce servizi di accoglienza, ascolto e accompagnamento delle persone, rispettandone le fragilità e valorizzandone le risorse. E al passo dei poveri cammina il progetto del “Fare Assieme”, avviato ormai sei anni fa, unendo le sensibilità e le competenze, oltre che della Fondazione, di Villa Sant’Ignazio e dell’Area inclusione del Comune di Trento per valorizzare le persone senza dimora presenti in città nella gestione dei servizi per altri senza dimora.

L’idea è semplice, ma potente: chi ha condiviso e vissuto una stessa esperienza – in questo caso, la vita in strada, l’essere senza dimora – può, meglio di qualsiasi operatore sociale, per quanto preparato e “attrezzato”, farsi compagno di strada di chi vive questa condizione di fragilità e aiutarlo a trovare dentro di sé risorse e motivazioni per avviare un percorso verso la stabilità perduta, riscoprendo il gusto e il piacere di abitare in una casa, del lavoro, del vivere in modo dignitoso. Li hanno chiamati “Hope”, questi “accompagnatori” o facilitatori che dir si voglia: “Hope” come speranza, in inglese, ma da leggere anche come acronimo di “Homeless Peer”, con un richiamo alla teoria della “Peer Education”, l’educazione tra pari. Gli “Hope” hanno conosciuto la durezza e le asprezze della strada e hanno trovato il passo giusto nel farsi compagni dei senza dimora accolti nelle varie strutture attivate in Trentino, prima come volontari, poi come lavoratori assunti, a tempo determinato, dalla Fondazione Comunità Solidale. E tre di loro, all’inizio della prossima settimana, entreranno in una casa tutta per loro, un appartamento dell’Itea affidato alla Fondazione, dove vivranno in piena autonomia, condividendo alcuni spazi comuni.

L’hanno chiamato “Tredici tigli in fiore”, questo alloggio, e c’è da scommettere che diventerà un punto di riferimento di tutto il progetto Hope. “Queste tre persone sono con noi da anni; per noi non sono utenti, ma colleghi di lavoro a tutti gli effetti, pur se ancora senza dimora”, dice Giulio Bertoluzza, che è il referente della Fondazione Comunità Solidale nel gruppo Hope (gli altri due operatori sono Antonella Ricci dell’Area inclusione del Comune di Trento e Giorgio Delugan di Villa Sant’Ignazio). “Con la messa a disposizione di questo alloggio, per il quale pagheranno un regolare affitto, si chiude in qualche modo il cerchio – ragiona Bertoluzza -. Offrire lavoro, ma non dare risposta sul lato caso casa a queste persone che hanno saputo rendersi più autonome, ma non hanno i requisiti per essere inseriti in altri alloggi e neppure possono permettersi un affitto sul mercato, aveva un che di incompiuto”.

D’accordo nel raggiungimento di questo obiettivo si sono mostrate tutte e tre le realtà che hanno dato vita al progetto del Fare Assieme, abituate a non ragionare più solo come singoli enti, ma capaci ormai di condividere un pensiero comune.

“Per noi – osserva ancora Bertoluzza – la soddisfazione è anche nel dare una risposta che riconosce il ruolo di persone che stanno dando tanto e che aiutano a far crescere il pensiero sulle persone senza dimora a Trento”. Sì, perché le persone senza dimora del gruppo Hope non si limitano alle attività di gestione delle strutture di accoglienza Casa Giuseppe e Casa Orlando (intitolata a Orlando Zandonella Gallagher, che fu tra i primissimi a portare il suo vissuto sulla strada all'interno di un gruppo di lavoro composto da operatori professionali e persone come lui senza dimora, per avviare progetti di sensibilizzazione, ad esempio nelle scuole) e alle attività di mediazione nella Biblioteca comunale piuttosto che allo Sportello unico dell’accoglienza aperto dal novembre 2014 in via Endrici, 27, ma si fanno anche diffusori del progetto perfino fuori dei confini provinciali a Milano come a Venezia o alla Caritas Triveneto. Con la loro presenza e il loro impegno sono testimoni concreti del cambiamento possibile, per tutti. E ci dicono anche quanto ha ragione Papa Francesco, quando dice, nel suo Messaggio per la prima Giornata mondiale dei poveri, che i poveri “non sono un problema”, bensì “una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo”.

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