Una folla commossa, soprattutto riconoscente. Nella chiesa di Borgo Sacco, anche gli amici di tante spedizioni (da Cesare Maestri a Mariano Frizzera) assieme ai vertici della Sat e del Filmfestival per salutare Aste nella cornice evangelica suggerita dal brano della Trasfigurazione. “Mi vien da pensare ad Armando – ha commentato il parroco fra Nicola – quando la prestanza fisica e cercava l’oltre, quando esprimeva il desiderio di eterno attraverso l’impegno nella comunità, quando la sua vita di fede era vissuta a 360 gradi, quando era orgoglioso della sua Fede che considerava l’unica vera ricchezza che possedeva…proprio allora giungeva fin lì, ma poi doveva tornare a valle”.
Attingendo ai più significativi passaggi dei suoi libri ha osservato poi che “Armando è stato un cercatore di infinito, amante del Creatore e quindi della Creazione, fedele alla famiglia e ad ogni relazione, ottimista: perché malgrado tutto la vita è bella e degna di essere vissuta. Il suo desiderio di eterno l’ha espresso in ogni salita alpina, e se le pareti erano una via faticosa e sacrificale, le vette erano per lui i luoghi di incontro tra l’uomo e Dio. Luoghi dell’incontro del “già” con “il non ancora”. Ed ha concluso ricordando l’educatore di Azione Cattolica e il catechista che usava dire: “Io sono un credente, e quindi lo sono anche in montagna, in parete”. Quindi il testamento spirituale: “Voltandomi indietro e facendo un immaginario inventario globale devo riconoscere che l’abisso fra l’io ideale e l’io reale che c’era prima permane ancora. Ma esiste sempre una possibilità di avvicinamento, perché in mezzo c’è sempre una parte dell’uomo vecchio che non vuole morire e senza un aiuto Superiore non posso farlo tacere”.
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