C’è una riflessione di Paolo Prodi, primo direttore dell’Istituto Storico Italo Germanico di Trento al 1973 al 1997, scomparso nel dicembre dello scorso anno, che fa più che intuire quanto i rapporti tra il mondo latino e l’area tedesca siano stati (lo sono ancora?) stretti e intrecciati, quasi legati a filo doppio. Lo storico emiliano la espresse nel 2013, in prossimità dei quarant’anni dalla costituzione dell’Istituto di via S.Croce. “Il progetto dell’Isig fu basato sulla convinzione (ispirata dall’allora Presidente della Giunta provinciale Bruno Kessler, ndr) – confidava Prodi – che, almeno in campo storico, italiani e tedeschi, insieme, potessero esplorare le radici comuni sia della civiltà alpina che, più in generale, dell’Europa”. Dell’Europa, appunto. A significare di quanto il Trentino, con il suo passato austro-ungarico, potesse essere zona di raccordo tra l’oltre Brennero e la penisola, la porta meridionale di un continente al centro di un fenomeno immigratorio epocale.
Si tratta di un progetto che dopo anni di investimento storico-culturale – basti pensare a quanto abbiano pigiato sull’acceleratore in questa direzioni direttori quali il germanista Gian Enrico Rusconi e il politologo Paolo Pombeni – pare sfumato, perlomeno affievolito, in corrispondenza con i tempi conflittuali, dentro la stessa Europa, che stiamo vivendo. D’altronde, quando in vista del terzo Statuto Trento e Bolzano vanno ognuna per la propria strada pur promettendosi di fare sintesi, al confine del Brennero sono schierati i gendarmi austriaci anti-immigrati, Italia e Germania si guardano in “cagnesco”, l’una afflitta da una perenne crisi (nonostante i timidi segnali di ripresa), l’altra locomotiva d’Europa e ben poco incline a guardare con benevolenza ai “cugini” poveri del sud, altro non si può dire che questi due mondi viaggino ormai su binari diversi per quanto il recente accordo di Parigi sull’immigrazione (che ha coinvolto anche Francia e Spagna, oltre ad alcuni Paesi africani) potrebbe far pensare ad una ritrovata unità di intenti.
A CALAVINO
Prossimo appuntamento degasperiano sarà quello proposto come ogni anno a Calavino dal Circolo Pensionati “Degasperi”: sabato 16 settembre la figlia dello statista Maria Romana incontrerà i giovani della valle dei Laghi insieme al nostro direttore Diego Andreatta e a Paolo Magagnotti. Domenica 17 tavola rotonda con esperti internazionali
Echi di questa situazione si sono avuti nella recente annuale lectio degasperiana svolta il 18 agosto scorso a Pieve Tesino, per iniziativa della Fondazione Trentina Alcide Degasperi che ha invitato lo storico Christoph Cornelissen e l’ex presidente del Consiglio, ora direttore della Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi.
Secondo Cornelissen, che ha ripercorso le varie fasi dei rapporti italo tedeschi, le intuizioni di Degasperi sul comune impegno europeo rimangono valide ma purtroppo “oggi si tende far riemergere in Europa il bisogno di concezioni dell’identità più circoscritte, una preferenza per i rapporti sociali consolidati e per la dimensione nazionale e la sfiducia nei confronti delle élite politiche e sociali transnazionalizzate”.
Enrico Letta ha preso spunto dal rapporto tra il democristiano trentino Degasperi, nel secondo dopoguerra per sette volte presidente del consiglio, e il collega tedesco Konrad Adenauer, ritenuti tra i padri dell’unificazione europea. Ha sottolineato: “Oggi si deve avere l’onestà intellettuale e storica di constatare che quel rapporto politico (tra Italia e Germania, ndr) così positivo e intenso non c’è più. In Germania sembra essersi allentato da tempo l’interesse per un investimento di relazione politica sull’Italia e nel nostro mondo politico si è allo stesso tempo ormai sviluppato un discorso anti tedesco”.
“Perché un riequilibrio avvenga – ha aggiunto – la Germania deve uscire dal suo arroccamento sulle riforme europee per far si che l’Euro diventi davvero sinonimo di crescita per tutti. E che l’Italia (e la Francia) dimostri di saper gestire i conti pubblici con serietà”.
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