Ecco cosa prevede il “Percorso nascita”, avviato in quattro realtà trentine e previsto su tutto il territorio provinciale entro due anni. Una visita a domicilio sul Pinetano][Ecco cosa prevede il “Percorso nascita”, avviato in quattro realtà trentine e previsto su tutto il territorio provinciale entro due anni. Una visita a domicilio sul Pinetano
San Mauro di Pinè, lunedì 30 novembre – “E il pancione come va? Comincia a crescere…” Il dialogo fra l’ostetrica e la mamma s’allunga spontaneamente dentro il calore domestico, come i raggi rosati di questo tramonto sul Pinetano. “Bene, grazie. Anche la primogenita adesso ha scoperto che lì dentro aspettiamo un fratellino e una sorellina… a proposito, quando potremo saperlo…?” chiede allora la signora e c’è tutto il tempo per precorrere le prossime tappe di questa seconda gravidanza.
Ma quali fasi prevede il “Percorso nascita”, mutuato da esperienze del Nord Europa? Nei colloqui iniziali l’ostetrica introduce il percorso, illustra i tempi e il significato di alcuni esami (compresa la diagnosi prenatale) fino alla prima valutazione da parte del medico che valuta la presenza di un eventuale rischio ostetrico. Tre le possibilità: se il rischio è basso (la maggioranza dei casi, n.d.r.), l’ostetrica prosegue in autonomia la gestione del percorso normale; se è medio, in collaborazione col medico l’ostetrica assicura la circolarità delle informazioni; se invece il rischio è alto la donna rimane in carico al medico supportato dall’ostetrica.
Mamma e neonato rimangono centrali, si punta a promuovere il loro benessere complessivo: a questo guarda l’ostetrica che nell’accompagnamento di questa gravidanza fisiologica favorisce – come una regista – le relazioni nell’equipe di assistenza (col medico ostetrico, il medico di base, le altre ostetriche, il pediatra…) e dentro la rete assistenziale dell’Azienda sanitaria che coordina l’integrazione fra i punti nascita e le cure primarie.
Basta guardare Annemie, mentre si sottopone volentieri alla misurazione della pressione, per capire come il supporto dell’ostetrica di riferimento rende anche più facile affrontare il pensiero dei dubbi inevitabili di quando “sarà l’ora di andare in ospedale” o quando “sono arrivate le contrazioni vere, quelle giuste”. L’esperienza di questi mesi dice che l’ostetrica diventa presenza non solo rassicurante ma anche utile nella diagnosi del travaglio, proprio in virtù del rapporto a tu per tu costruito insieme alla donna. Innegabili appaiono le ricadute positive anche rispetto all’organizzazione sanitaria sul territorio: la partoriente può rivolgersi direttamente all’ostetrica prima di decidersi ad andare in ospedale (evitando magari trasferte inutili). E altrettanto importante è la fase del puerperio in cui le visite domiciliari consentono di affrontare le piccole grandi fatiche del dopo-parto. Va anche sottolineato il ruolo del padre che – anche grazie al rapporto con l’ostetrica “di casa” – viene sempre più compreso nell’accompagnamento ed è aiutato a condividere in modo più consapevole non solo l’evento parto, ma anche le fasi precedenti e successive.
“Stiamo seguendo con entusiasmo questo modello – spiega Costella – perché aiuta le donne a valorizzare maggiormente le proprie risorse per mantenersi in salute. La salute è un processo dinamico da conquistare e mantenere, che si può perdere, ma si può ritrovare. Senza sottovalutare tutti gli eventuali rischi che ogni evento può portare, una visione positiva e un accompagnamento personalizzato ed empatico è un potenziale di salute”.
La rilassata disponibilità di Annemie a farsi accompagnare verso il parto conferma quest’indicazione che lo stesso Collegio Ostetriche, presieduto da Caterina Masè, indica come una prospettiva da favorire e incentivare su tutto il territorio trentino per garantire sicurezza e appropriatezza delle prestazioni.
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