(DIRE-SIR) – A Sondrio per la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2016-2017, il 30 settembre scorso, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito il bullismo "un problema sociale e culturale di vaste proporzioni", la cui risoluzione “non può essere posta esclusivamente sulle spalle della scuola, anche se la scuola è, talvolta, luogo privilegiato di questi veri e propri atteggiamenti di prepotenza e di violenza, psicologica e fisica”.
Per combattere alla radice questo odioso fenomeno di accanimento contro chi non si omologa, o semplicemente viene visto e perseguitato come debole o come "diverso", per il Capo dello Stato “è necessario un grande patto tra scuola, famiglia, forze dell'ordine, magistratura, mondo dei media e dello spettacolo. Un'azione congiunta, capace non soltanto di reprimere ma, soprattutto, di prevenire, con una vera e propria campagna educativa che arrivi al cuore e alla mente dei giovani”.
Il Presidente ha aggiunto come sui ragazzi influiscano “anche, in grande misura, gli esempi degli adulti”, dunque “un linguaggio offensivo e violento degli adulti in televisione o sui social media e in qualunque altra sede, si traduce subito, nell'universo adolescenziale, in una spinta emulativa, in un sostanziale via libera”.
Poi il messaggio diretto ai ragazzi: “Non fatevi trascinare ma resistete e reagite all'arroganza. I bulli sono una piccola minoranza. Sono ragazzi infelici e pieni di problemi. Fate valere con loro la vostra forza tranquilla, quella della solidarietà e dell'amicizia – ha detto Mattarella – e vincerete voi questa sfida”.
Un bullismo che oggi usa principalmente la rete per adescare vittime: “Il web, la rete, i social sono un grande spazio di libertà e di comunicazione per i giovani” ha specificato Mattarella, e la scuola “dovrà essere, sempre di più, capace di dialogare, di entrare nei nuovi spazi e usare i nuovi linguaggi”.
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