Un evento dedicato al mare del futuro, pensato per promuovere l’innovazione e la sostenibilità in questo settore e valorizzare le potenzialità del territorio ligure favorendo l’incontro tra centri di ricerca e imprese. Tutto questo doveva essere “Seafuture”, fiera internazionale che si tiene a La Spezia dal 2009. Ma la quinta edizione, denuncia un cartello di associazioni e movimenti di La Spezia, svela un altro intento: quello di promuovere affari per il settore militare.
L'evento, si legge nella nota riportata dalla Rete italiana per il disarmo, "è stato trasformato in una piattaforma di business dove l’operatore principale è la Marina Militare". Alla fiera sono stati invitati infatti "i rappresentanti delle Forze armate di paesi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario", potenziali acquirenti di sistemi militari di produzione italiana – Platinum sponsor è Fincantieri, Gold sponsor Leonardo (già Finmeccanica) e Osn Orizzonti Sistemi Navali (società costituita da Finmeccanica e Fincantieri), partner strategici Fca Group e Fca Bank -, ma "soprattutto" delle "navi dismesse dalla Marina Militare che – come è stato detto nella conferenza stampa di presentazione – 'rappresentano un buon affare per le marine estere più piccole'". “Grave e inammissibile” è ritenuto l’invito rivolto dagli organizzatori “ai rappresentanti delle Forze armate di paesi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, delle libertà democratiche e del diritto internazionale umanitario”: a SeaFuture 2016 partecipano infatti “rappresentanti militari di regimi autoritari tra cui Bahrain e Emirati Arabi Uniti le cui forze militari sono intervenute nel conflitto interno in Yemen senza alcun mandato internazionale: conflitto che ha già causato più di 8mila morti di cui più della metà tra la popolazione civile”. E poi le Marine militari di Egitto, Marocco, Turchia…
“Mentre la settimana scorsa a Roma il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione ha organizzato la Conferenza ministeriale Italia-Africa per promuovere un ‘piano operativo per l’Africa e ad ampio raggio per progetti pilota’, a La Spezia il Ministero della Difesa cercherà anche tra i paesi africani più poveri, tra cui il Ghana, di piazzare un po’ di navi in via di dismissione”, osserva Giorgio Beretta su Unimondo. Ricordato che l’export di sistemi militari italiani è in forte crescita (“nel 2015 le licenze per esportazioni di armamenti sono raddoppiate, raggiungendo la cifra record di 4,7 miliardi di euro e gran parte di questi sistemi militari è diretta nelle zone di maggior tensione del mondo dal Nord Africa al Medio Oriente”), conclude Beretta: “Non c’è da stupirsi se anche per le navi in dismissione, il governo stia cercando nuovi acquirenti proprio in queste aree. Ovvio, tutto questo serve a far cassa o, per dirla con un’espressione più elegante e in voga, per ‘far ripartire l’Italia’. Se poi davvero serva a promuovere maggior sicurezza e ridurre i conflitti che provocano continue migrazioni resta tutto da dimostrare. Lo scenario a cui stiamo assistendo, anche in questi giorni, sembra indicare l’esatto contrario”.
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