Ora “Le Voci Ignote” le conoscono in tanti, ma quell’estate del 2009 quando vi fu la prima uscita in pubblico per i soci di Aisla e il debutto a Vigolo Vattaro per AsTrID, il coro rappresentava davvero qualcosa di sconosciuto. Non erano, però, ignote le note alle quali si ispirava la compagine raccolta dalla maestra fondatrice Chiara Stefani: il ricco repertorio delle musiche degli anni Cinquanta Sessanta. Un repertorio sterminato, al quale attingere però con gusto e con selettività, consapevoli che un brano non piace soltanto perché suscita emozioni lontane e ricorda i tempi della giovinezza.
Una scelta di campo che si è rivelata vincente, grazie alle capacità interpretative degli undici coristi (la formazione-base è quella di una squadra di calcio, ma nel tempo ci sono state anche sostituzioni e nuovi innesti) e alla ricerca della direttrice Stefani, in grado di “restituire” al pubblico pure i motivetti più canticchiati e più logorati con un gusto originale.
Per usare l’immagine del treno, che sarà ripresa anche domenica 27 ottobre per il concerto dei quindici anni di attività – sul palco dell’oratorio del Duomo a Trento con inizio alle 20.30 -, il binario era ben segnato, rivelandosi solido e lungo, mai triste e solitario. Anzi, la carica di energia gioiosa ha contraddistinto “Le Voci Ignote”, che sanno sempre mettersi in relazione con il loro pubblico: siano gli amanti del genere amarcord, i soci eterogenei di un’associazione di volontariato che ha scelto di impreziosire una festa o un anniversario con buona musica, o gli ospiti di una Rsa che vedono entrare nel loro soggiorno una ventata di musica travolgente e colorata.
Non solo note, ma anche colori: i costumi del coro “parlano” con i loro cromatismi, così come la scelta assunta nel 2019 di lasciare a casa gli spartiti per esibirsi con maggior dinamicità ha migliorato ulteriormente l’effetto coinvolgente dei brani. E viene in mente il maestro di coro don Giuseppe Grosselli, che rimproverava i complessi corali trentini di essere sempre troppo uguali a se stessi: “Per quanto ci riguarda – conferma la maestra Chiara Stefani alla vigilia del concerto dell’anniversario – abbiamo sempre cercato di superare una certa staticità e col tempo abbiamo inserito una maggior cura coreografica, la presentazione da parte dei coristi e qualche tocco di leggerezza e spensieratezza”. Qualità, queste ultime, che sono merce rara e che il coro vive anche ogni lunedì sera nell’appuntamento cittadino per le prove e nelle uscite che consolidano l’amicizia e rafforzano la sintonia. Coristi che non cantano solo per se stessi, ma che fanno della destinazione sociale del loro impegno una scelta programmatica.
L’immancabile “Aggiungi un posto a tavola…” diventa anche l’invito a qualche voce maschile di rinforzare il coro, mentre gli spettatori raccolgono comunque la proposta e ascoltano anche “con gli occhi”, proiettandosi nei formidabili anni Cinquanta e Sessanta.
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