La venuta del Figlio dell’Uomo

Illustrazione di Fabio Vettori

17 novembre 2024 – Domenica XXXIII Tempo Ordinario B

Dn 12,1-3; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32

«Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria». Mc 13,26

Le ultime domeniche del tempo ordinario e le prime del tempo di avvento ci aiutano a rispondere a domande fondamentali quali: cosa c’è dopo questa vita? Cosa succede quando moriamo? Che cosa accadrà quando questo mondo e questo tempo finiranno? La tradizione biblica e quella cristiana sono piuttosto sobrie nel dare la loro risposta, sebbene noi talvolta immaginiamo scene che si ispirano più agli effetti speciali cinematografici hollywoodiani che non al testo biblico.

La tradizione apocalittica (prima lettura e vangelo) usa un linguaggio fortemente simbolico che non va letto come la cronaca anticipata di ciò che accadrà, bensì come la riflessione sugli eventi finali e sul loro significato. Attraverso questo linguaggio ricco di immagini comprendiamo che il mondo, così come ora lo conosciamo e lo percepiamo, finirà. Lo stesso dicasi del tempo. Perfino la nostra vita, il nostro corpo e il nostro modo di percepirci e incontrarci entreranno in una dimensione diversa da quella che conosciamo e sperimentiamo ora. Ma ci sarà anche un elemento di continuità tra il presente ed il futuro, tra la vita così come noi la conosciamo e la vita come noi la conosceremo. Per comprendere questa compresenza di un radicale mutamento e di una profonda sostanziale continuità, è utile leggere i passi che parlano degli eventi finali alla luce dei racconti che parlano delle apparizioni del Cristo risorto ai discepoli ed alla luce di quanto dice l’apostolo Paolo al capitolo quindicesimo della “Prima lettera ai Corinzi”.

Un secondo elemento che attira la nostra attenzione nelle letture domenicali è quello del giudizio finale collegato alla risurrezione. Ne parla la prima lettura: «Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna» (Dn 12,2). Ne parla pure Gesù nel vangelo quando afferma che, alla sua venuta, il Figlio dell’uomo «manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo» (Mc 13,27). Da altri passi biblici e dalla costante interpretazione che la Chiesa ne ha fatto sappiamo che al momento della nostra morte avremo un primo incontro personale con il Signore ed al ritorno finale di Cristo ci sarà un secondo incontro che riguarderà tutta l’umanità, tutta la storia e tutta la creazione.

Questa venuta finale, questo incontro con il “Figlio dell’uomo” non deve incuterci paura perché colui che aspettiamo è quello stesso Cristo che ha dato la vita per santificarci attraverso il perdono dei nostri peccati: «Cristo, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati» (Eb 10,12-13). Dobbiamo però ricordare che la nostra dignità umana sta proprio nella nostra libertà e nella capacità che ci è data di corrispondere alla grazia scegliendo il bene e rifiutando il male. Come insegna s. Agostino: “Quando Dio premia i nostri meriti non fa altro che premiare i suoi benefici” (Lettera 194,5.19).

In questo tempo di mezzo e nell’attesa del nostro incontro personale con il Signore facciamo nostra la preghiera che ci viene suggerita dalla liturgia: «O Dio, che farai risplendere i giusti come stelle nel cielo, accresci in noi la fede, ravviva la speranza e rendici operosi nella carità, mentre attendiamo la gloriosa manifestazione del tuo Figlio» (colletta B).

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina