La ragazza disabile fu soppressa nel 1943 nell’ambito del “programma di eutanasia”
Silandro – Al progetto aveva lavorato l’anno scorso la quinta classe del Liceo scientifico di Silandro. Punto di partenza: il fascicolo riguardante una ragazza disabile, nata nel centro venostano nel 1931 e morta nel 1943 nell’ambito del famigerato “Programma di eutanasia”, ideato e attuato dal regime nazionalsocialista. Scopo del progetto: salvare dall’oblio il destino di Rosa Unterweger, la cui vita, secondo i parametri del totalitarismo nazista, era “indegna di essere vissuta”.
Gli studenti della quinta A, assieme ai loro insegnanti Maria Raffeiner (tedesco) e Armin Schönthaler (storia e filosofia) hanno incontrato il dott. Andreas Conca, primario di psichiatria all’ospedale di Bolzano, e poi realizzato un foglio informativo, successivamente dato alle stampe dalla commissione per la cultura di Silandro. La cosa non è finita lì. A febbraio di quest’anno, nell’atrio della biblioteca nel castello di Silandro, l’artista Thomas Simeaner ha realizzato un’installazione dal titolo “Dem Grauen ein Gesicht geben” (Dare un volto al grigio). Per l’occasione sono stati esposti in una bacheca alcuni degli atti del fascicolo di Rosa, da cui si evince la brutalità del trattamento cui fu sottoposta, essendo finita nella filiera disumana dello sterminio.
Rosa era cresciuta a Parcines, presso Merano, ma a causa della sua disabilità nel 1939 era stata internata nell’“Ospizio Sacra Famiglia per incurabili” di Cesano Boscone, presso Milano. Dopo l’opzione della madre per la Germania, era tornata in Alto Adige, successivamente fu rinchiusa nell’istituto St. Josef presso Hall, infine trasferita nella clinica di Kaufbeuren, dove il dott. Georg Hensel conduceva esperimenti per un vaccino contro la tubercolosi. Tredici bambini furono utilizzati dal medico/assassino come cavie e sei di essi morirono. Rosa Unterweger era una di loro.
Il programma nazista di “eutanasia”, noto anche come “programma T4”, ha portato all’uccisione sistematica, già nella prima fase, di decine di migliaia di persone. Alcune di esse provenivano dal manicomio di Pergine e, come Rosa, da altri istituti di cura del Norditalia ed erano state trasferite a Hall dopo il 1940.
Ora a Silandro è stata inaugurata una stele commemorativa di marmo, posta davanti alla chiesa dell’ospedale, presso il luogo in cui era venuta al mondo la sfortunata ragazzina. L’ha benedetta il decano don Josef Mair. A volerla i rappresentanti di quella comunità in cui Rosa, a suo tempo, non fu riconosciuta nella sua dignità: non solo i ragazzi del liceo, ma l’Amministrazione comunale, la commissione cultura e la biblioteca.
Il sindaco Dieter Pinggera ha ricordato il momento in cui lesse per la prima volta gli atti del fascicolo “Rosa Unterweger”. Fu preso dall’angoscia, ha confessato ancora visibilmente commosso. “Sono cose che vediamo nei film dell’orrore, ma in questo caso il destino della bambina è stato una triste realtà”.
Il primario Conca ha ringraziato perché con questo gesto “Rosa è tornata a casa”. Non solo: è diventata un simbolo per le relazioni umane e per il diritto alla vita di ognuno, contro l’odio e il disprezzo delle persone.
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