Oggi il tema dell’integrazione è cruciale e il movimento pompieristico non rinuncia a dare il suo apporto di idee e di esperienze
“Quanti sono i giovani allievi figli di immigrati presenti nei nostri corpi? Non li abbiamo mai contati, non ci interessano queste statistiche: per noi sono Allievi Vigili del Fuoco, punto e basta”. E’ tranciante, sul punto, Alberto Flaim, presidente della Federazione dei Corpi dei Vigili del fuoco volontari della Provincia di Trento. Quasi a dire che loro, i vigili del fuoco volontari, hanno già compiuto il salto in un futuro in cui le differenze non saranno motivo di scontro o fomite di irrazionali paure. “Ricordo che la nostra Federazione ha affrontato questo tema già alcuni anni fa, assieme ai Corpi presenti sul territorio provinciale, quando giovani immigrati cominciarono ad avvicinarsi all’attività dei Vigili del fuoco volontari. Rispondemmo a questa istanza che veniva dai territori attraverso il cambio degli Statuti, togliendo il requisito della cittadinanza e dando la possibilità di partecipare alla nostra attività anche a questi giovani”.
Forte di questa esperienza, la Federazione provinciale dei Vigili del Fuoco volontari ha portato il suo apporto concreto al Simposio internazionale che ha radunato a Candriai i rappresentanti delle nazioni aderenti al Ctif, il Comitato internazionale di prevenzione ed estinzione incendi, per trattare, tra gli altri temi, in particolare anche quello – strategico – dell'integrazione dei ragazzi e delle ragazze stranieri. “Volontariato e solidarietà vanno in parallelo con integrazione. Per noi il colore o la religione non sono – e non sono mai state – una barriera: basta che ci sia gente disponibile, di buona volontà, per dare un aiuto”, spiega Flaim, che nella sua relazione aveva arrotondato il concetto: “Su questa tematica si misura la capacità del nostro mondo di adattarsi ai cambiamenti della nostra società – necessariamente diversa da quella che salutò la fondazione dei primi corpi, 150 anni fa – riuscendo anche ad essere elemento capace di dare risposte e lavorare, a fianco delle altre istituzioni, per favorire l'integrazione in una società sempre più multiculturale”.
Perché oggi il tema dell'integrazione è cruciale e quale apporto di idee e di esperienze può portare il movimento pompieristico? Mike Norton, ispettore dei Vigili del Fuoco nel West Midlands (Regno Unito), che a Candriai ha coordinato proprio il gruppo di lavoro dedicato all’integrazione dei “nuovi cittadini” europei, lo spiega con queste parole (ci aiuta nella traduzione l’interprete Maddalena Costa): “I nostri giovani vedono ogni giorno in tv e sui media che ci sono persone che cercano di arrivare in Europa e dunque si pongono degli interrogativi. Come Vigili del Fuoco volontari siamo sensibili a questi temi e alla questione dell'integrazione all'interno dei nostri Corpi, che riguarda non solo le persone immigrate ma, ad esempio, anche le persone con disabilità”. I Vigili del Fuoco, aggiunge Norton, sono realtà che non hanno mai avuto confini e hanno sempre accolto chi ha voglia di fare e di impegnarsi, senza distinzione di religione o di credo politico: semplicemente, pensano a fare il proprio dovere, che è quello di aiutare chi si trova in difficoltà. Concorda Jörn-Hendrik Kuinke, presidente della Commissione Ijlk europea, che raggruppa i giovani Vigili del fuoco volontari: “Non è da ieri che parliamo di integrazione, ma negli ultimi due anni essa ha assunto un’importanza strategica di fronte alle dimensioni assunte dal fenomeno migratorio, con tante persone che vogliono venire in Europa da Paesi in guerra, come sapete bene anche voi in Italia, Paese che ha accolto molti migranti. Per questo abbiamo voluto confrontarci e scambiare le reciproche esperienze. Ma va detto che da sempre all’interno dei nostri Corpi c’è la più varia composizione sociale: accanto all’artigiano c’è il professore, e via dicendo. Dunque perché non dovremmo essere accoglienti anche verso questi nuovi cittadini?”. Nuovi cittadini, aggiunge Norton, la cui presenza nei Corpi dei Vigili del Fuoco volontari facilita la comprensione che la tolleranza va esercitata nelle due direzioni, ciascuna comunità verso l’altra. E lo dice anche guardando alle consolidate esperienze di multiculturalità del suo Paese, la Gran Bretagna, dove proprio in questi giorni è diventato sindaco di Londra un cittadino di origine pakistana, Sadiq Khan. “Peraltro – continua con un sorriso – in qualche modo siamo stati precursori nel mio Corpo di appartenenza, che ha avuto a capo un comandante di origini indiane”.
“Qui a Candriai – interviene Kuinke – abbiamo affrontato il tema dell’integrazione molto seriamente e il nostro obiettivo è che i giovani che hanno partecipato al Simposio portino ora nelle loro realtà le esperienze qui approfondite, diventando megafono verso i loro coetanei di quei valori positivi che fanno parte della nostra tradizione. L’integrazione – che certamente non riguarda solo le organizzazioni giovanili dei Vigili del Fuoco volontari, ma anche le altre agenzie educative, come ad esempio le società sportive, è uno di questi valori, è un messaggio positivo che lanciamo perché possa irradiarsi anche alle nostre comunità di appartenenza”.
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