Dalla tragedia sorse una grande speranza che trovò fondamento in una parola: solidarietà
Giovedì 6 maggio 1976, ore 21.00.12 – ore 21.01.02: cinquanta interminabili secondi di terrore! Una scossa tellurica investe il Friuli (6,4° della scala Richter), con ulteriori fortissime scosse l'11 e il 15 settembre 1976. Il Friuli è in ginocchio. La scossa è avvertita in tutto il Nord d’Italia. In Friuli il terremoto provoca 989 morti, 45.000 senza tetto, 100.000 sfollati. L’epicentro è localizzato nella zona montuosa dei Musi, 10 chilometri a est di Gemona e Artegna, cittadine che vengono praticamente rase al suolo, assieme ad altri 43 comuni friulani. Altri 40 comuni sono gravemente danneggiati e 52 danneggiati. Il danno al territorio sarà poi stimato in attuali 18,5 miliardi di euro.
Per chi visse il dramma quell'ormai lontano 6 maggio 1976 i ricordi sono ancora vivi. Così come vivi sono i valori umani e cristiani che si dispiegarono proprio in quell'occasione. Dalla tragedia del terremoto, da un evento di paura e di morte, sorse una grande speranza che trovò fondamento in una parola: solidarietà.
Moltissime Diocesi italiane, parrocchie, associazioni e istituzioni di ogni genere si riversarono in Friuli con generosità. A dare una mano arrivarono anche moltissimi giovani: per lavorare nei “campi lavoro” a liberare paesi disastrati dalle macerie o per l’animazione dei bambini. E proprio ai giovani, nel 40° anniversario del terremoto, si rivolge un agile sussidio curato dall’Ufficio di Pastorale Giovanile della Diocesi di Udine, per far riemergere i sentimenti di gratitudine e per non dimenticare il valore alto della solidarietà che l’intero Friuli ha ricevuto. Perché ricordare questa pagina dolorosa della storia friulana? L’Arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato, nella sua Lettera Pastorale “Eterna è la sua misericordia” così scrive: “La memoria è un punto di partenza, per trasmettere ai più giovani i sani valori della solidarietà, del volontariato, della misericordia per chi è nel dolore. Proprio la misericordia è il motore di questo sussidio, che si inserisce nel Giubileo Straordinario che Papa Francesco ha voluto dedicare a questo meraviglioso sentimento, espressione di amore verso il prossimo. Misericordia verso chi non c’è più, ricordandolo nella preghiera. Misericordia verso chi ha perso tutto, a cui siamo chiamati a farci prossimi, ieri come oggi. Nell’Anno Santo della Misericordia invitiamo, quindi, i gruppi giovanili parrocchiali a riscoprire questo tragico avvenimento, sapendone cogliere i segni di speranza e di rinascita”.
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