Sarà al centro del festival con un fitto programma d’incontri e di film, realizzato in collaborazione con l’Ambasciata del Cile in Italia e il Museo Nazionale della Montagna CAI-Torino
Chi fu realmente padre Alberto Maria De Agostini? Una delle rare e preziose lastre alla gelatina al bromuro d’argento dell’archivio del Museo Nazionale della Montagna di Torino lo ritrae sorridente accanto a “joon” (stregone) Paciek della tribù Selk'nam, cacciatori e nomadi nell'Isla Grande nella Terra del Fuoco, in quelle regioni “quasi alla fine del mondo” (come direbbe papa Francesco). Lui, padre De Agostini – fratello del forse più noto Giovanni, fondatore dell’Istituto Geografico di Novara -, con la veste lunga nera da sacerdote sotto il cappotto scuro, scarponcini di cuoio ai piedi; l'altro ricoperto di quelle che s'intuisce sono pesanti pelli, i piedi foderati anch'essi in morbida pelliccia. Entrambi con il capo coperto il primo con un cappello floscio e una corta visiera rigida, il secondo con una sorta di cappuccio di pelo, che lo fa sembrare ancora più alto di quanto già non sia. Il braccio del “joon” si protende fin sulla spalla di padre De Agostini, in un gesto rassicurante, amichevole. Anche i loro occhi ridono.
C’è tutto il senso della missione di padre De Agostini in questo straordinario ritratto.
Nel segno di questo indomito missionario salesiano, esploratore, cartografo, alpinista, antropologo, che all’inizio del Novecento viaggiò nelle regioni meridionali dell’Argentina e del Cile, operando a favore degli ultimi indios delle etnie Alakaluf, Ona e Yamana, le cui condizioni di vita erano pessime e il cui numero si era molto ridotto vuoi per le malattie vuoi per le violenze legate allo sfruttamento delle terre da parte di grandi allevamenti di ovini e bovini, si apre la 64a edizione di Trento Film Festival, che ha eletto il Cile quale Paese ospite della sezione “Destinazione…”.
Padre De Agostini tra il 1912 e il 1945 affiancò infatti alla propria attività pastorale una nutrita serie di viaggi di esplorazione nella Patagonia meridionale e nella Terra del Fuoco e travasò le conoscenze acquisite in varie opere divulgative, foto e film documentari (oggi custoditi al Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi di Torino).
Il frutto più maturo di quel lungo lavoro di documentarista, il film muto Terre Magellaniche, presentato per la prima volta il 26 maggio 1933 al Politeama Chiarella, prestigioso cinema-teatro di Torino, aprirà la serata inaugurale di Trento Film Festival, giovedì 28 aprile alle 21 nella Sala della Filarmonica, in Via Verdi, con accompagnamento musicale dal vivo. Il film, realizzato con rara maestria e squisito senso artistico, accompagna lo spettatore dalla città alla natura della Cordigliera, dei Canali della Terra del Fuoco, delle spiagge abitate da foche e pinguini e presenta, in scene piene di vita, i costumi delle stirpi indigene (Ona, Yamana, Alacaluf), oltre ad illustrare le missioni salesiane fondate da S. Giovanni Bosco per opera di monsignor Fagnano per la protezione delle popolazioni indigene, negli anni in cui cominciava ad affermarsi la “nuova” civiltà.
Il Cile, terra straordinaria per la sua storia, la cultura e l’ambiente naturale, con i parchi naturali tra i più importanti del mondo per le varietà di specie animali e vegetali e le montagne della Terra del Fuoco e del versante cileno della Patagonia, mete predilette da generazioni di alpinisti ed esploratori, potrà essere accostato grazie al fitto programma d’incontri e di proiezioni, realizzato in collaborazione con l’Ambasciata del Cile in Italia e il Museo Nazionale della Montagna CAI-Torino. Mostre, incontri letterari, spettacoli – come quello di martedì 3 maggio all’Auditorium Santa Chiara con Neri Marcorè a dare voce, in un’improbabile intervista parallela, a Charles Darwin e allo stesso padre De Agostini -, ma anche le proiezioni quotidiane di pellicole degli autori di una cinematografia che, dopo gli anni bui e l’isolamento della dittatura, ha saputo riaffacciarsi alla ribalta internazionale, raccogliendo consensi e riconoscimenti.
Delle mostre segnaliamo quella incentrata sulle esplorazioni di padre De Agostini, “Nelle terre dei sogni di Don Bosco. Alberto Maria De Agostini dal Piemonte all’America Australe”, realizzata in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica del Cile in Italia, il Museo nazionale della montagna Cai-Torino e la Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Trento, e “Sogni del Rütrafe – Ornamenti Mapuche in argento. Cile”, esposizione della “Collezione di argenteria Mapuche” dell’Università cattolica di Temuco (entrambe a Palazzo Roccabruna, in via Santa Trinità, 24). Altre due mostre dedicate al Cile sono esposte a Torre Mirana: “Le montagne del deserto” con scatti del fotografo naturalista Alessandro Gruzza, e “Memory cileno”, a cura di Monica Monachesi, per far conoscere celebri autori cileni.
Da non perdersi le serate al Café de la Paix, per gustare piatti tipici della tradizione cilena e assistere a spettacoli di danza con il gruppo folcloristico dell’Associazione culturale Hueñihüen. E, per finire, domenica 8 maggio alle 21 al Teatro Cuminetti lo spettacolo teatrale “La narratrice di film”, regia di Donatello Salamina, con Patricia Rivadeneira: tra le più celebri attrici cilene, ha fatto parte della cosiddetta Resistencia cultural che negli anni Ottanta del secolo scorso si oppose alla censura del regime militare di Augusto Pinochet.
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