Nonostante il picco dell’epidemia di bostrico in Trentino sia alle spalle, prosegue il monitoraggio e la messa in campo di misure di contenimento. Il rischio rimane elevato in 107 dei 442 catasti che compongono la provincia di Trento, mentre il volume dei danni segnalati si è ridotto da 1,5 milioni di metri cubi di alberi nel 2022-2023 a circa 0,6 milioni di metri cubi nel 2023-2024.
Le attività di rimboschimento procedono al ritmo di 450.000 piantine all’anno. L’aggiornamento su dati e strategie è contenuto nel “Piano per l’organizzazione degli interventi di utilizzazione per la lotta fitosanitaria e di ricostituzione dei boschi danneggiati”, approvato dalla Giunta provinciale di Trento su proposta dell’assessore alle foreste Roberto Failoni.
“La popolazione di bostrico in Trentino è scesa notevolmente sotto i livelli degli anni scorsi e questo fa ben sperare in una chiusura dell’emergenza nel giro di un paio d’anni, ma è presto per cantar vittoria, sono infatti diversi i fattori che possono influire sull’evoluzione del fenomeno”, spiega l’assessore Failoni.
Nel Piano sono stati aggiornati i criteri per la ridefinizione delle aree a rischio basso, medio ed alto. Classificazioni in base alle quali vengono consentite o sospese per il prossimo anno le operazioni di taglio nei boschi a prevalenza di abete rosso, la specie più colpita dal coleottero. “Nei comuni catastali che ritornano a rischio basso si potranno riprendere le operazioni di taglio – evidenzia l’assessore Failoni – si tratta di una prima risposta alle richieste di un ritorno alla normalità da parte di proprietari e imprese boschive”. La maggior concentrazione delle aree ad elevato rischio della pullulazione – ossia della diffusione – del bostrico è concentrata nel Trentino orientale: il più colpito da Vaia nel 2018.
Per quanto riguarda le potenziali ricadute di tipo idrogeologico, è stato aggiornato l’impatto delle aree gravemente danneggiate da Vaia e dal bostrico sui principali bacini idrografici. Appare in aumento la superficie danneggiata nel bacino dell’Avisio, che passa dal 13% al 15,5%, e del Vanoi (dall’8% al 9,6%). L’aumento appare invece più contenuto sui bacini del Fersina (dall’11% al 12,1%) e del Cismon (dal 13% al 14,1%). Nel bacino del Brenta l’aumento della superficie di bosco gravemente danneggiata, si limita a passare dal 10% al 10,5%.
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