Il “cane nero” fa meno paura

La depressione nella testimonianza di chi riesce ad affrontarla, affidandosi anche all’auto aiuto

La società contemporanea punta sul successo individuale, sulla performance a qualunque costo, sulla competizione e rifugge la debolezza e le sue manifestazioni: dalla nascita di un bambino, alla malattia, alla morte. Su queste premesse si innesta un senso generale di inadeguatezza e la fatica di vivere ogni giorno che può portare alla depressione e in qualche caso anche al rifiuto della vita.

Per uscire dai deserti della solitudine, basta riscoprire la cultura del prossimo e la ricchezza dei rapporti autenticamente umani. Erano queste le linee di fondo, ben sintetizzate dal sacerdote e professore di filosofia don Marcello Farina della conferenza “Depressione e amore. Parliamone insieme”, promossa sabato 18 ottobre presso il Centro Bernardo Clesio a Trento dal Servizio di Salute Mentale dell'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e dall'associazione Eda Italia onlus, in occasione della Giornata europea 2014, moderata dalla psichiatra Wilma di Napoli.

Colpiva tra gli altri interventi la testimonianza della psicologa Sara Carrozzini che convive con il “cane nero” (come chiama lei la depressione) fin da ragazzina. Ricorda l'iniziale timore a manifestare pubblicamente il proprio disagio e la paura di perdere così la propria autorevolezza professionale. Ora invece invita a non provare vergogna per quanto si vive e dà un utile consiglio pratico: quando si è in crisi, bisogna scrivere tutte le cose positive che abbiamo realizzato, nella nostra vita. “Questo esercizio – spiega Carrozzini – aiuta più di mille parole a ritrovare la serenità”. Riflette anche su quanto siano aumentate le cause del male di vivere, tra perdita del lavoro, difficoltà nei rapporti di coppia e in famiglia. Anche la depressione infantile e adolescenziale aumenta costantemente, perché i ragazzi accettano a fatica i momenti di debolezza, rifugiandosi nei social network e a volte nelle dipendenze. Ma oltre ai farmaci, per guarire, gli aiuti non mancano, in particolare nel Trentino dove il volontariato è molto presente e ben strutturato da diversi anni, rassicura la dottoressa di Napoli.

Molto forte infatti è il racconto di alcuni volontari nei gruppi di auto mutuo aiuto dell’associazione Ama che testimoniano come condividere le sofferenze faccia vivere meglio e faccia sentire i partecipanti accolti e sostenuti, come in una famiglia. Continua anche il progetto “Invito alla vita”: un punto di ascolto telefonico al numero verde 800 061650 gestito da volontari appositamente formati e attivato dall’Azienda sanitaria per rispondere a chi abbia perso la voglia di vivere e abbia pensato anche al suicidio. Per informazione sui corsi dell’associazione Ama si può telefonare al numero 0461 239640, inviare una e-mail all’indirizzo ama.trento@tin.it o visitare il sito www.automutuoaiuto.it. Ci si può rivolgere anche al Servizio di Salute Mentale con il numero 0461 902870 o la e-mail salutementaletrento@apss.tn.it.61

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