«Quello del Brennero non è il confine tra Italia e Austria, ma è l’apparire di una frontiera che è ben più reale, benché lontana da noi: quella tra ricchi e poveri». Per il giornalista e storico altoatesino Paolo Valente il ripristino della barriera non è antistorico. “In qualche modo – spiega ai microfoni di Trentino inBlu – riproduce un confine che esiste tra il Nord e il Sud del mondo. Tutte le persone che in questi anni si riversano in Europa in realtà stanno attraversando una barriera che prende forma al Brennero, così come a Lampedusa, al confine tra Austria e Slovenia”.
Nella gestione dei processi migratori ci sono due grandi assenti. “Manca una politica comune europea. Per unire – prosegue Paolo Valente – bisogna trovare linguaggi omogenei, ciò si traduce in scelte socio-politico-giuridico ed economiche nella direzione del bene comune. Purtroppo prevalgono gli interessi di parte e gli egoismi dei singoli Stati che impediscono all’Europa di crescere e di esserci veramente”.
Allo stesso tempo c'è l'assenza della comunità internazionale. “Se l'Europa si considera uno Stato nazionale, solo più grande rispetto ai singoli Stati di prima, ma rimane una fortezza che si difende dal resto del mondo non avremo risolto il problema. Le migrazioni forzate per guerre, persecuzioni e miseria – prosegue – hanno le loro cause al di là di qualsiasi steccato: le cause risiedono sia nei Paesi di origine dei flussi sia nei nostri Paesi, nello squilibrio della distribuzione delle risorse”.
L'idea originaria di un'Europa che incarna i valori di pace, solidarietà, integrazione sembra ancora lontana.
“E’ molto lontana. Dobbiamo uscire dal provincialismo – osserva – basta leggere la Laudato Si’ di Papa Francesco e il suo appello alla nuova solidarietà universale: riformare il modello di sviluppo perché sia equo, inclusivo e sostenibile”. In quest’ottica la catena umana transfrontaliera di sabato 20 febbraio al Brennero diventa un segnale alla politica. “Che deve remare in direzione del bene comune che vuol dire il bene di tutti, di ciascuno. Vuol dire, anche , che da domani cominciamo a cambiare stile di vita e a ripensare i rapporti internazionali, i consumi, il nostro rapporto con l’ambiente”.
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