“Il Brennero deve unire”

Sabato scorso al Passo quasi 300 persone per ribadire un sì all'Europa di Schengen. L'appello a “fare ognuno la propria parte per non spostare altrove i problemi”

Passo del Brennero (BZ), 20 febbraio – Osterreich – Italien: i cippi di marmo con le scritte storiche degli antichi confini sono ancora lì, sotto i vistosi marchi commerciali negli outlet di frontiera. Ci ricordano che “la storia non passa invano”, come auspicava Alex Langer, il profeta della convivenza europea salito 25 anni fa qui al Brennero a dire che bisogna “superare le frontiere che spostarle o introdurle di nuovo”.

La decisione austriaca di tornare a frenare l'arrivo dei profughi ha suscitato in Trentino e in Alto Adige un'inedita e pronta mobilitazione che ha portato sabato mattina quasi 300 persone a manifestare pacificamente – mano nella mano, quasi abbracciando i due territori – per ridire “sì all’Europa e no agli steccati”. Bandiere a dodici stelle, i colori arcobaleno della pace hanno segnato il serpentone gioioso e mistilingue – una band di Innsbruck ha alleviato i rigori del freddo, meno cinque sotto zero – che sfilava davanti ai gendarmi italiani e austriaci.

Molti dei partecipanti erano partiti in treno con il regionale delle 8.05 da Trento, altri si sono via via aggiunti (come il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, salito a Mezzocorona); e la comitiva si è rimpolpata al cambio treno a Bolzano con i manifestanti altoatesini. Da qui il viaggio è proseguito fino al Brennero in un clima festoso, ma anche di consapevolezza: “oggi è importante esserci”, diceva qualcuno.

Al passo ad aprire gli interventi Alessio Manica e Lucia Maestri, promotori per il PD trentino dell'appello condiviso anche dall'UPT (presenti con vari consiglieri), dai Verdi e dal Patt che chiedeva anche una convocazione del Parlamentino euroregionale: “Attenzione, questa non è una protesta contro il governo di Vienna, perché sappiamo come già si è fatto carico di tanti migranti lo scorso anno – si è precisato più volte –, ma è un appello a trovare una soluzione comune, veramente europea, all’arrivo di tanti profughi alle nostre porte”. Molti gli esponenti dell'impegno civile e non violento (come il Forum per la pace e il Coordinamento Comunità di Accoglienza), ma anche molte sigle cattoliche o singoli esponenti di Acli, Pax Christi, Focolari e Agesci. “La chiusura delle frontiera qui – ripeteva Fausto Gardumi, presidente provinciale Acli serve solo a spostare da un’altra parte un problema che deve invece coinvolgerci tutti”. dai paesi in guerra di migliaia di innocenti. E il giovane sindaco di Ivano Fracena, Giacomo Pasquazzo: “Vedo molte realtà giovanili, anche così si costruire il futuro dell'Europa”.

In molti – come il sindaco di Brennero Franz Kompatscher – ricordavano che proprio qui sul valico le barriere post Schengen erano state alzate definitivamente dagli allora presidenti altoatesino e tirolese Luis Dűrnwalder e Wendelin Weingartner. “Dispiace dover constatare che l’Europa vince quando parla di banche e fallisce quando affronta i problemi degli uomini”, affermava al megafono Philipp Achammer, segretario politico della Sűdtiroler Volkspartei, mentre l’idea di un’Europa “che ci ha dato molti vantaggi, ma che non può disgregarsi davanti a questi problemi” veniva ribadita dall’unico europarlamentare regionale, Herbert Dorfmann.

Fra consiglieri regionali e giovani sindaci, il governatore del Trentino Ugo Rossi (“Ognuno deve fare la propria parte per gestire insieme questo processo”, ha detto), che lunedì 22 ha poi incontrato a Roma il ministro degli Interni Angelino Alfano assieme al presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, e al presidente del Land Tirolo, Günther Platter.

Tre le richieste specifiche avanzate dai vertici dell'Euregio Trentino-Alto Adige-Tirolo al Governo: predisporre degli hot spot dove intercettare i flussi di migranti prima che arrivino ai confini e al Brennero in particolare; favorire una ripartizione dei flussi fra i diversi Stati Ue, che sia certa, condivisa, programmabile; infine, mettere a disposizione dei territori strutture come le ex-caserme per gestire situazioni di emergenza. “Colgo con favore la vostra volontà di cooperazione pratica – ha detto il ministro Alfano -. Il dramma dell’Europa oggi è quello di non riuscire ad attuare le decisioni assunte. Gli hot spot sono partiti in ritardo, ma entro fine marzo pensiamo di completare il piano che ci è stato assegnato dall’agenda europea. Non servono altre riunioni, bisogna fare le cose che abbiamo deciso di fare”.

Diego Andreatta

Augusto Goio

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