Le tre strade di Muser per l’azione dei cristiani

La recente Assemblea pastorale a Bolzano

Lo spunto

Nel suo intervento al Convegno pastorale della Chiesa altoatesina il vescovo di Bolzano Bressanone Ivo Muser ha indicato tre strade per l’azione dei cristiani e la pastorale del futuro: concentrarsi su ciò che è veramente necessario, accettare le imperfezioni, essere aperti agli altri. “Poiché l’amore di Dio è senza limiti – ha proseguito – esso ci sfida ogni giorno a mettere in discussione la nostra ristrettezza, i nostri calcoli, le nostre abitudini e i nostri schemi, le nostre sicurezze e le nostre regole. Ogni giorno Gesù mi incoraggia a diventare una persona nuova e a superare la ristrettezza del mio cuore. Questo riguarda me come singolo e ci riguarda insieme, come Chiesa, come famiglia, come comunità parrocchiale, come gruppo o movimento”, ha proseguito il vescovo ricordando che il messaggio di Gesù “si manifesta nella relazione. Troppo spesso ce ne dimentichiamo nella pastorale e ci soffermiamo sui compiti e sui progetti, sulle cose da fare. Il processo attuale di trasformazione che stiamo vivendo come Chiesa comporta il rischio di trascurare questo punto essenziale.” “Uno dei nostri problemi più grandi oggi è il sovraccarico di impegni dei collaboratori: sacerdoti, volontari, team pastorali e consigli parrocchiali. Una marea di compiti deve essere portata a termine, tanto che spesso restano pochissimi momenti per tirare il fiato, figurarsi per riflettere su progetti innovativi. Oggi abbiamo bisogno del coraggio di ridurre. Non è necessario offrire tutto ovunque. È fondamentale avere chiarezza su ciò che è realmente importante. Si tratta della gioia! La gioia del Vangelo è il cuore della nostra azione.”

(Bolzano, 21 settembre, Ufficio Stampa Diocesano)

Le parole del vescovo Muser a inizio dell’Anno pastorale meritano di essere ascoltate anche a sud del confine di Salorno. Non solo per i rapporti storici fra le due diocesi, chiamate ad esercitare sui territori lungo i secoli una presenza non solo religiosa, ma anche istituzionale ed amministrativa, che ha portato ad una inculturazione tradottasi poi in identità civile. Come è stato nel Trentino con i preti “sociali” che promossero la cooperazione, come fu con le “Katacomben Schule” dei parroci sudtirolesi contro la snazionalizzazione operata dal fascismo. Fino ai tempi nostri quando le azioni dei due vescovi Gottardi e Gargitter si rivelò fondamentale per impedire una deriva terroristica e promuovere la pacificazione autonomistica fra le due province. C’è anche tutto questo, non solo la solidarietà verso i più deboli, nelle parole del vescovo Muser quando insiste sulle relazioni, facendo intendere che non ci si salva da soli.

Anche la pace non si promuove da soli. In questo senso le parole del vescovo suonano non solo a livello personale ma come invito a stringere maggiormente i legami fra le realtà delle due diocesi dopo la separazione nel 1964, dei decanati linguistici tedeschi da Trento, necessaria, ma dolorosa, perché portò al Pacchetto della seconda autonomia, ma impedì ai sacerdoti e ai seminaristi delle due diocesi di incontrarsi e confrontarsi, di imparare le rispettive lingue, cosa che prima avveniva. Ma che con un po’ di buona volontà potrà avvenire ancora, a partire dalle piccole cose, come il messaggio pastorale suggerisce implicitamente quando conclude: “È importante affinare lo sguardo su ciò che è veramente necessario e lasciare da parte ciò che è secondario. Non è l’eccezionale, ma il consueto, non è lo straordinario, ma l’ordinario che plasma e unisce, in un dialogo”.

Questo è tanto più importante in quanto il cristianesimo e i cristiani delle due diocesi sono portatori di esperienze e sensibilità anche diverse ma preziose, per testimoniare una necessaria inculturazione della solidarietà e della spiritualità dentro i mutamenti della modernità con tutti i rischi di materialismo e antiumanesimo che essi presentano. La Chiesa altoatesina conserva una radicata tradizione di Volkskirche che va ben oltre la devozione popolare, ma incarna una spiritualità francescana di lode al creato e di attenzione agli umili. Le parrocchie di Bolzano hanno fedeli provenienti da tutte le regioni italiane, ora anche dall’estero, mentre al tempo stesso riflettono molti fermenti del cattolicesimo tedesco, sempre da seguire e affrontare con prudente attenzione per i terreni nuovi che spesso esplora.

Quanto alla diocesi di Trento, oltre alla sua lunga tradizione di “ponte” fra mondo latino e mondo germanico, ha affrontato con rara profondità, non priva di gioiosità accompagnate da qualche benefica sofferenza, il percorso del dopo Concilio con una vocazione missionaria e sociale che la rendono attrezzata ai mutamenti che il futuro presenta, compresa la mancanza di presenze sacerdotali, lo smantellamento degli ordini religiosi, che lasciano territori assistiti da secoli, il venir meno delle centralità delle parrocchie, o meglio della “totalità” parrocchiale che proprio il Concilio aveva stabilito. Forse le comunità si stanno ricomponendo e sono queste nuove occasioni che la testimonianza cristiana deve avere i tempi e i modi di capire, studiare, assorbire e seguire, senza disperdersi in un pendolarismo sacerdotale logorante per chi lo subisce e poco gratificante nel messaggio che lascia.

Occorrerebbe davvero prendersi il tempo per conoscere, seguire, promuovere le nuove realtà aggreganti in cui si espime l’essere comunità: le famiglie, i movimenti, i luoghi di lavoro e di sofferenza (gli ospedali) i gruppi giovanili, la coralità… Sono sfide su cui riflettere, occasioni da cogliere, partendo anche da piccoli momenti di incontro, organizzando con l’aiuto di un laicato preparato e consapevole gli aspetti burocratici ed economici che pur sono necessari.

In questo senso le parole del vescovo Muser si presentano anche come fruttuoso incoraggiamento alla visita pastorale che l’arcivescovo Tisi avvia presto nelle valli del Trentino, dalla quale non mancheranno di emergere preziosi contatti umani e spunti pastorali.

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