Stessa storia, stesso posto, stesso portico. Un secolo dopo lo storico scatto in bianco e nero, i discendenti di Giovanni Girardelli (1787 – 1869) hanno celebrato il loro secondo raduno mondiale, dopo il primo avvenuto nel 2016. Centocinquanta persone, domenica 22 settembre, hanno “invaso” pacificamente la piccola frazione dell’altopiano, posta a 380 metri sul livello del mare, lungo la strada che sale a Brentonico, scalando il Baldo.
Brasile, Argentina, Canada, Francia. Tutta Italia. I passaporti dei partecipanti raccontano di voli aerei e migliaia di chilometri percorsi per riabbracciare parenti lontani, scambiarsi un saluto durante il brindisi. E visitare, magari per la prima volta, il paese che conserva le proprie radici, nelle strade e nei vicoli, nelle pietre di una casa, tra le lapidi di un piccolo cimitero. Nei racconti di un’anziana.
Dopo la Messa “multilingue” presieduta dall’arcivescovo emerito mons. Luigi Bressan, il circolo di Besagno ha ospitato il pranzo che ha permesso a tutti i partecipanti, anche molti giovani, di approfondire conoscenze e scambiarsi storie di vita.
“Eravamo meno rispetto al primo raduno del 2016, paradossalmente erano assenti diversi parenti tra quelli che vivono più vicini, che magari tra loro si vedono più spesso. Ma i numeri ridotti, alla fine ci hanno consentito di parlare di più tra di noi, in maniera meno dispersiva rispetto al primo raduno, arrangiandoci come abbiamo potuto, tra spagnolo e inglese”, ci racconta Gaia Girardelli che vive in Emilia Romagna e fa parte del gruppo di sette persone che, non senza fatica, ha organizzato l’evento. Il suo bisnonno Luigi Girardelli, nella foto scattata a Besagno nel 1924, lo si vede seduto al posto di guida della bellissima automobile, che il cugino, da Roma, aveva portato a Besagno. Luigi aveva studiato e si era laureato all’estero, cosa rara per qui tempi, ed era professore di lettere a Gorizia.
“Ma nonostante questo – racconta Gaia – ogni volta che poteva, tornava sempre nella sua Besagno, a ritrovare amici e parenti”. Un po’ come Ivo Finotti, davvero il “motore di tutto”: da Toronto, in Canada, il settantenne di “Trentini nel Mondo” ha organizzato il primo raduno e con tenacia ha voluto anche questo, mettendoci l’anima e il cuore. Ha perfino preparato e consegnato a tutti i partecipanti una chiavetta con le istruzioni su come visualizzare e consultare l’albero genealogico digitale da lui ricostruito.
I social – WhatsApp e Facebook – sono stati strumenti imprescindibili per organizzare l’evento di domenica. Poi, però, hanno lasciato spazio ad abbracci, sorrisi, tante parole e anche qualche lacrima. A saluti, magari addii, forse, piace sempre pensarlo, arrivederci.
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