”Gli scienziati del clima dicono che la finestra temporale per affrontare il cambiamento climatico si sta rapidamente chiudendo, ma che possiamo ancora stabilizzare le temperature globali del Pianeta e riportare il mondo su un percorso di sviluppo sostenibile”. A scriverlo è Mikhail Gorbaciov, presidente fondatore di Green Cross International, in vista di Cop21, la Conferenza sul clima promossa dalle Nazioni Unite che si svolgerà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre.
La buona notizia è che la battaglia contro i cambiamenti climatici non è ancora persa, ma servono obiettivi molto ambiziosi. Yeb Sano, già negoziatore delle Filippine per i cambiamenti climatici, ideatore di “The People’s Pilgrimage”, ha iniziato il 30 settembre scorso da San Pietro un pellegrinaggio che lo porterà il 30 novembre a Parigi. Organizzato e promosso, per la tratta europea, da FOCSIV – Volontari nel mondo con la collaborazione della Coalizione Italiana per il Clima con il nome di “Una Terra, una Famiglia Umana. In cammino verso Parigi”, questo cammino confluirà il 29 novembre nella Global Climate March (la grande Marcia prevista a Parigi e in centinaia di città del mondo): un modo per chiedere ai potenti della terra interventi immediati per contrastare i cambiamenti climatici, il passaggio totale alle fonti rinnovabili con l’abbandono delle fonti fossili entro il 2050 e il finanziamento del Fondo Verde per le popolazioni più povere. Obiettivi simili a quelli proposti dalla campagna di pressione promossa dal Coordinamento mondiale delle religioni per la pace con l’appello #FaithsforEarth, rilanciato in Italia dall’arcivescovo di Trento Luigi Bressan (per firmare: www.vitatrentina.it).
Serviranno gli appelli? Rispetto alle fallimentari Conferenze sul clima che l’hanno preceduta, quella di Parigi si appresta ad iniziare all’insegna di un impegno politico maggiore. L’obiettivo è fermare le emissioni già al 2020: dopo dovranno scendere e non salire. Unione europea, Usa e Cina (rispettivamente terzo, secondo e primo produttore di gas serra al mondo) si sono già impegnati a tagliare le proprie emissioni di CO2. Ma per ora, dice un nuovo rapporto dell’Onu, le promesse fatte hanno la capacità di limitare il previsto aumento della temperatura a circa +2,7 °C entro il 2100, risultato definito “del tutto insufficiente”. E senza un concreto taglio alle emissioni dei gas nocivi, ci saranno altri cento milioni di poveri entro il 2030, sostiene un rapporto della Banca Mondiale. L’impatto sarebbe particolarmente grave per l’Africa e per il sud-est asiatico.
Ma nonostante tutto all’appuntamento di Parigi ci si presenta in ordine sparso: un quarto dei partecipanti (49 su 195) non ha infatti presentato il proprio piano entro il termine stabilito del primo ottobre.
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