C'è la necessità di individuare alcuni punti fermi o “limiti” che in un’ottica di bene comune sarebbe consigliabile non oltrepassare
La legge sulle Unioni Civili ha molti spazi di ambiguità in quanto da una parte qualifica l’unione come formazione sociale e dall’altra fa esplicito riferimento alla disciplina matrimoniale
Pubblichiamo questo contributo al dibattito sul tema della famiglia elaborato per Vita Trentina dal Gruppo di riflessione sui valori sociali che svolge incontri mensili presso le strutture di Villa Sant’Ignazio a Trento.
Il Natale ci ha fatto rivivere la gioia della nascita di Gesù che ci rivela la grandezza e bellezza dell’uomo nel disegno di Dio e, proponendoci l’esperienza della sacra Famiglia, ha richiamato anche alla nostra attenzione, in questo tempo di grandi trasformazioni, il perenne valore della famiglia umana.
Da tempo sappiamo che la crisi che stiamo attraversando non è solo economica e sociale ma anche, nelle sue cause profonde, culturale e di valori. Uno dei pilastri della società oggi messi in discussione è senz’altro la famiglia.
Tutta una serie di fenomeni recenti – dall’introduzione del divorzio al recente divorzio breve, dalla crisi del matrimonio alla drastica diminuzione della natalità, dalla diffusione delle convivenze alla comparsa di nuove forme di famiglia, dal diffondersi della fecondazione eterologa alle nuove teorie gender – evidenzia che ci troviamo in una fase di ampia trasformazione, una vera e propria crisi antropologica.
Essa porterà sicuramente anche molti risultati positivi in dimensioni spesso trascurate come le pari opportunità, il superamento di discriminazioni, una maggiore tolleranza e così via. In pari tempo si sperimentano tuttavia non pochi elementi problematici.
La cifra della crisi è il progressivo venir meno della famiglia naturale, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, aperta alla procreazione. Viene meno un modello strutturato su figure e ruoli definiti e più o meno consapevolmente stiamo andando verso una società “liquida”, poco strutturata, scarsamente coesa, tendenzialmente più individualista e meno comunitaria.
La nostra riflessione vuole focalizzare proprio questo dato e desidera porre all’attenzione la necessità di individuare alcuni punti fermi o “limiti” che in un’ottica di bene comune sarebbe consigliabile non oltrepassare. In un’epoca nella quale ogni confine sembra dover venir superato, recuperare una “cultura del limite” può essere salutare per l’evoluzione del nostro umanesimo e della civiltà.
Considerando i singoli temi dobbiamo osservare, ad esempio, come le Unioni civili recentemente approvate in risposta alle esigenze di una limitata parte della comunità, siano in contrasto con il modello di umanesimo proposto dal Vangelo come pure con il concetto di moralità per secoli condiviso.
A questo riguardo è di importanza essenziale prendere in considerazione, anche in ottica civile, il chiaro invito della Esortazione Amoris Letitia (al n.251) – con la quale Papa Francesco ha tirato le conclusioni dei due sinodi sulla famiglia – a non assimilare in alcun modo le unioni civili alla famiglia vera e propria.
Si deve infatti constatare che la legge adottata dal Parlamento ha molti spazi di ambiguità in quanto da una parte qualifica l’unione come formazione sociale e dall’altra fa esplicito riferimento alla disciplina matrimoniale. Questo offre motivazioni in sede giudiziaria per legittimare le trascrizioni in Italia delle adozioni effettuate all’estero a seguito di maternità surrogata.
Si giunge quindi a concretizzare adozioni di bambini i quali hanno padre o madre biologici esterni all’unione e nel nuovo nucleo vengono privati della figura paterna maschile o materna femminile. Ulteriore indiretta conseguenza è l’incentivazione della fecondazione eterologa e soprattutto della pratica dell’utero in affitto il quale pur non consentito in Italia sarebbe effettuato all’estero con inevitabile sfruttamento di donne in condizioni economiche disagiate.
Il solo accenno a queste problematiche evidenzia come ci si stia allontanando da un processo procreativo naturale per aprire la strada ad uno “artificiale” gestito dall’uomo. La nascita di un bambino è sempre dono di Dio e non può essere il risultato di un processo di “produzione” e “commercializzazione”.
Dovremmo perciò riflettere prima di proseguire in questa direzione che rischia di portare ad una involuzione degenerativa dell’umanesimo e della civiltà. In questa prospettiva risulta indispensabile integrare e precisare la normativa in modo da evitare l’assimilazione delle unioni alla famiglia, con particolare riferimento all’ambito delle adozioni.
Ci preme infine osservare che sarebbe sbagliato pensare che basti una regolamentazione giuridica per salvaguardare la famiglia come “mattone” essenziale della società. Un’altra importante dimensione è la sua base economica.
Da anni si parla ad esempio di introdurre il quoziente familiare che consente una riduzione del peso fiscale per le famiglie con uno o più bambini. Purtroppo ancora non si è fatto niente, come pure mancano significativi incentivi alla natalità nonché il riconoscimento di adeguati assegni familiari.
Non si può pensare di incentivare matrimonio e la famiglia se non si promuovono adeguate opportunità di lavoro che consentano ai giovani di fare programmi e di impegnarsi. Ciò costituisce problema di importanza decisiva non solo per l’economia, ma anche per il futuro della società.
Sono auspicabili politiche sul tipo di quelle avviate dalla nostra Provincia, che prevedano la organizzazione di lavori “sostitutivi” (ad es. il Progettone), con riferimento, ad esempio, a programmi di prevenzione, cura e manutenzione del territorio.
La Provincia di Trento ha adottato una nutrita serie di iniziative a sostegno delle famiglie, in particolare le più disagiate, svolgendo una azione pilota per il Paese. La crisi di questo primario “soggetto” sociale è tuttavia tanto ampia e profonda che il suo superamento richiede una forte iniziativa a livello nazionale per porre le basi di una nuova strategia – giuridica, economica, fiscale e dei servizi – che rimetta la famiglia al centro delle politiche, come lungimirante costruzione di un futuro di umanesimo e civiltà.
Vittorio Tonazzo, Adriano Paoli, Franco Rizzoli
per il Gruppo di riflessione sui valori sociali
(il gruppo svolge i
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