La cartolina di Marco e Natalina

È passato un quarto di secolo da quella scrivania vuota in redazione, i fiori deposti sul bordo della tangenziale, il funerale nella loro Sant’Agnese. Ma l’incidente che ci ha portato via il collega Marco, la moglie Natalina e la figlioletta Linda resta impresso nella memoria collettiva.

Chi passa ancora davanti a maso Jobstraibizer ricorda quello schianto mortale contro un camion carico di legna che spense il sorriso generoso di Marco Pedrini, 38 anni, giornalista di Vita Trentina e radio Trentino inBlu, della moglie Natalina Paoli, 44 anni, anima della cooperativa “Progetto 92”, assieme allo loro figlioletta di appena cinque mesi. Tanti si fecero vicini alle loro famiglie per stringersi anche all’altro figlio Norberto che allora aveva 8 anni. Anche a lui, oggi più che trentenne, vogliamo testimoniare che questa memoria collettiva è viva, per ognuno, e personalmente feconda.

Di Marco ricordiamo bene che pochi giorni prima di quel 24 settembre 1999 si era fatto precedere nel ritorno in redazione da una cartolina dal mare, la loro prima vacanza in quattro.

Quei “tanti saluti a tutti i colleghi” a rileggerli ancora oggi – esprimevano non solo un legame che il tempo ha rafforzato nella misteriosa comunione dei santi, ma anche un’attenzione alle piccole cose di cui Marco era maestro. Anche se il suo timbro di voce era ormai molto conosciuto, anche se aveva già firmato qualche importante reportage (in particolare, in Bosnia) e aveva raccontato ai lettori i retroscena della storica edizione trentina di “Giochi senza frontiere”, Marco si sentiva ancora e sempre un giornalista… di servizio. Alle valli, di cui aveva assunto la responsabilità, ma anche alle piccole realtà associative (come l’Avis, in cui era delegato nazionale) e alle minoranze politiche, come quella che rappresentava in Consiglio comunale a Civezzano.

Nell’ultima cartolina di Marco c’era dunque il segno di una fraternità semplice e sempre riconoscente, che in lui si abbinava anche a spirito battagliero (nell’impegno per le missioni e per la pace, insieme alla mamma Eleonora e alla sorella Gabriella) e nella giustizia sociale, “respirata” prima al lavoro presso il Patronato Acli.

Curiosamente, anche Natalina aveva inviato poco prima uno scritto – la “partecipazione” per la nascita di Linda – che esprimeva spirito di squadra e di appartenenza. Aveva scoperto la sua vocazione di dedizione ai ragazzi con difficoltà familiari all’interno della Comunità Murialdo – coinvolta da quel grande talent scout che è padre Guglielmo Cestonaro – per poi destinarla all’avvio della cooperativa “Progetto 92”, una realtà oggi leader nell’ambito dei servizi ai minori. Le misurate umili parole di Natalina e la modestia di Marco non gradiranno questo ricordo, ma in redazione non abbiamo potuto non condividerlo, sapendo però che saremo perdonati.

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