Oltre 500 persone al Muse per il confronto tra il biologo Menegon e l'arcivescovo emerito Bressan. Dal documentario di Di Caprio alle scelte urgenti per l'ambiente
“Il nostro Trentino è splendido, ma spesso siamo un po' limitati dalle nostre montagne. Il mondo è grande e dobbiamo piuttosto sentirci parte di un'umanità più ampia”. Parola dell'arcivescovo emerito Bressan intervenuto lunedì scorso al Museo delle Scienze per un dibattito seguito da un folto pubblico di circa 500 persone e introdotto da Michele Lanzinger e Samuela Caliari per il Muse. Lo spunto è venuto dalla proiezione di “Before the Flood” (in italiano “Punto di non ritorno”), il documentario diretto da Fisher Stevens e prodotto dall'attore americano Leonardo Di Caprio, nominato nel 2014 ambasciatore dell'ONU per i cambiamenti climatici (ruolo già ricoperto da George Clooney).
“Ho il dovere morale di parlare in questo periodo chiave della storia dell'umanità: il modo con cui reagiremo alla crisi climatica nei prossimi anni determinerà, molto probabilmente il futuro dell'umanità e del nostro pianeta” aveva dichiarato l'attore nel discorso di accettazione al Palazzo di vetro (nel video viaggi, incontri, interviste a diversi personaggi, tra cui Barak Obama e Ban-ki Moon, comprese immagini dell'udienza privata con papa Francesco).
Un tema, quello dei cambiamenti climatici che è entrato a pieno titolo nell’enciclica sociale di Bergoglio, anche se non sono mancate alcune critiche, soprattutto oltreoceano, come se un pontefice non avesse il diritto di parlarne. Ma non è così, ha spiegato l’Arcivescovo emerito duettando con Michele Menegon, biologo alla sezione tropicale del MUSE. “Gesù non ci ha chiesto solo di evitare il male, ma anche di agire per il bene dell’altro, per un bene comune” ha osservato Bressan che, vicepresidente della Conferenza mondiale delle Religioni per la Pace è stato leader italiano nella raccolta di 1.800.000 firme per l’appello “Faiths for Earth” sui cambiamenti climatici. Nel giugno dello scorso anno è intervenuto a Roma in un Simposio internazionale (con wwf e ILO) sulla “terra casa comune” ed ora come assistente nazionale della Focsiv (Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario (FOCSIV) segue le associazioni nei loro progetti di promozione umana.
Un problema di oggi è la coscientizzazione delle persone riguardo al cambiamento climatico (che già ora e ancor più in futuro avrà impatto soprattutto sui più poveri della terra): una difficoltà abbastanza generale nel nostro Paese, e in Trentino forse di più.
“Dove si sta bene, molte cose passano in secondo piano” commentava Menegon che, in qualità di co-curatore dell'attuale Mostra temporanea allestita dal Muse sulle “Estinzioni”, metteva in guardia dal rischio dei luoghi comuni. La perdita di biodiversità non è qualcosa che appartiene alla storia geologica, bensì alla cronaca che registra la 6° estinzione in atto. Con una differenza di non poco conto: non più evento naturale, ma il risultato dell'azione umana, tanto che da qualche anno la scienza ha accettato quel termine, proposto dal chimico Paul Crutzen, di “Antropocene”, l'era geologica dove l'impatto umano sul pianeta è sempre più rilevante.
E' giunta l'ora di operare scelte non più rinviabili: anche se un sistema così complesso necessiterebbe di una governarce globale, forse una spinta dal basso potrebbe essere in grado di “svegliare” i politici obbligandoli a lavorare a lungo termine, e non solo per la prossima scadenza elettorale.
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