L’entomofagia è praticata soprattutto in America latina, Africa e Sud-Est asiatico. Nei paesi occidentali rappresenta una prospettiva ancora lontana. L’argomento non va tuttavia ignorato
Carlo Petrini nel libro “Cibo e libertà” (Slow Food: storie di gastronomia per la liberazione) nel capitolo dedicato alla tradizione agricola in America Centrale parla a lungo della milpa, metodo secondo il quale mais, fagioli, zucche, pomodori e peperoncini crescono contemporaneamente nello stesso appezzamento. Si tratta, dice l’autore, di un sistema che non richiede l’uso di fertilizzanti né di fitofarmaci perché le differenti specie si compensano a vicenda, forniscono e ricavano le sostanze nutritive, in particolare l’azoto, semplicemente grazie alla loro coesistenza. Un esempio di semplicità e integrazione per ottimizzare le risorse senza sprechi è quello delle chapulinas, le buonissime cavallette che non vengono sterminate chimicamente, ma raccolte e servite in tavola.
“Negli stati del Chiapas e di Veracruz – scrive Petrini – la raccolta delle chicatanas, formiche alate, è un momento di festa collettiva per le comunità. Il verme dell’agave, il gusano de maguey, fa spesso bella mostra di sè su fondo trasparente delle bottiglie di mezcal, ma garantisco che fritto è una delizia”.
Di menù a base di insetti si é parlato recentemente anche nel reality quotidiano “Un posto al sole”, dove si assiste per diverse puntate al tentativo di Guido di sostituire alla cucina napoletana una dieta a base di insetti con risultati decisamente non convincenti.
Assai più consistente è una relazione scientifica firmata da Clelia Rumor, Stefano Guercini e Flaviana Gottardo del Dipartimento di medicina animale, produzione e salute (MAX) dell’Università di Padova e del Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (TESAF) della stessa università dal titolo: “Insetti per l’alimentazione umana, una fonte proteica sostenibile”, sottotitolo: “Le possibilità di un loro impiego nel’agroalimentare. Le esperienze all’estero”.
Il sommario dell’articolo pubblicato su “Terra e Vita” numero 35/2014 è chiaro: “Sono una risorsa estranea alla cultura occidentale, ma utilizzata comunemente in 113 paesi del mondo”.
Negli ultimi vent’anni si sono moltiplicate le critiche al settore della produzione zootecnica per via del suo impatto ambientale. Esistono produzioni zootecniche intrinsecamente meno impattanti. Restando nell’ambito delle proteine di origine animale, una fonte alternativa è rappresentata dagli insetti. L’entomofagia, sebbene estranea alla cultura occidentale, è pratica comune in molti paesi del mondo, oltre che antica, dato che le evidenze archeologiche testimoniano l’evoluzione della specie umana come entomofaga. Escludendo Nord America ed Europa, circa 1.500-2.000 specie tra insetti e altri invertebrati sono consumati da circa 3 mila gruppi etnici in 113 paesi di Asia, Australia e America centro meridionale.
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