Alla mensa del mondo

Fra gli stand dei grandi architetti e le cifre dello scandalo della fame nel “pianeta che ci ospita”: in visita ad Expo 2015 dove martedì 4 agosto ha aperto i battenti “Piazzetta Trentino”

Milano, 4 agosto – Benvenuti ad Expo 2015! Alla rassegna biennale più attesa e globalizzata si entra solo dopo severi controlli antiterrorismo. Ti vien da pensare che per “nutrire il pianeta”, bisognerebbe riuscire prima a disarmarlo, rottamando le armi che alimentano conflitti per la terra e il cibo.

Ma questo villaggio cosmopolita – i vessilli nazionali sbandierano un gioioso respiro olimpico – non è un mondo in miniatura, il campione veritiero di una popolazione composta invece di tanti troppi affamati: 750 milioni di persone, come documenta il padiglione di Caritas internazionale.

“Expo” rimane un mondo a parte – tanto che i commercianti milanesi si lamentano perché molti turisti non si fermano a visitare il centro città – un mondo come forse dovrebbe essere: pulito, ecologico, fraterno, solidale. Pulito, come avvisano gli onnipresenti contenitori della raccolta differenziata e tante altre “buone pratiche”. Ecologico, perché esalta la biodiversità sostenibile e dell’energia pulita (ovunque trovi fontane d’acqua… pubblica, destinate alle piazze di Milano post Expo). Fraterno, poiché i padiglioni dei Paesi ricchi convivono davanti a quelli (dei governi) dei Paesi poveri: pari dignità, ma anche pari ostentazione di risorse peculiari, tradizioni culinarie o scelte innovative. Al più sorprendente (e affollato), lo stand del Kazakhistan, l'arte dei disegni sulla sabbia racconta i volto del Paese che attende l'Expo fra due anni.

L'INVITO AI POVERI

Dovrebbe essere un mondo anche solidale, perché il benessere sarebbe diffuso, moltiplicato. A proposito, appare irreale nel percorrere il decumano, il vialone principale di un chilometro e mezzo, non incontrare per tutta la giornata nemmeno un accattone… al punto che appare meritoria l'idea della diocesi ambrosiana di imbandire proprio lì in mezzo il 4 ottobre, festa di Francesco d’Assisi, una simbolica tavola per offrire il pranzo a 5 mila ospiti poveri della città. D’altra parte, nel suo messaggio all'Expo, Papa Bergoglio era stato chiaro: “Vi offro tre atteggiamenti concreti per superare le tentazioni dei sofismi, dei nominalismi, di quelli che cercano di fare qualcosa ma senza la concretezza della vita. Scegliere a partire dalla priorità: la dignità della persona; essere uomini e donne testimoni di carità; non aver paura di custodire la terra che è madre di tutti”.

L'ORTO DELLA BIODIVERSITA'

L’attenzione al “Pianeta che ci ospita”, evocata per Expo dal cortometraggio di Ermanno Olmi, cerca di farsi spazio anche fra il contraddittorio (inevitabile) marchio di multinazionali come Mc Donalds o Lindt. Per coglierla appieno, anche se si visita Expo con la famiglia, una scolaresca o un gruppo parrocchiale, è decisivo arrivare ad Expo preparati: sapere cosa andare a vedere, senza farsi prendere troppo da curiosità o attrattive spettacolari. E non perdersi ad esempio il “Padiglione Zero” che meriterebbe da solo mezza giornata o lo spazio dell’economia solidale ricavata con gusto dall’ottocentesca Cascina Triulza. E raggiungere in fondo ad est, l’orto della biodiversità o i laboratori multisensoriali di Slow Food, l’associazione internazionale nata a Bra nel 1989 presente con i suoi volontari: “Come nutriremo il pianeta quando saremo 9 miliardi? E’ la domanda che riproponiamo, ma è positivo vedere che questi temi ritornano – spiega la guida Chiara Giulia Valenti – e animano in modo trasversale anche negli altri padiglioni”.

Quello della Santa Sede, forse un po’ nascosto nella sua veste bianco gialla, amplifica le parole del Padre Nostro, con la richiesta di “pane quotidiano” sulla tavola interattiva: “Il messaggio è molto semplice, spinge al dovere della condivisione: a tavola s'impara a condividere il cibo ma anche tutta la propria esistenza”, ci spiega la guida al famoso arazzo fiammingo che dopo tre mesi ha preso il posto di Tintoretto.

LE FAMIGLIE A PRANZO

Ma un'eco del dovere evangelico (ma non solo) ritorna efficacemente nelle immagini di famiglie riprese durante il pranzo in Ciad, Niger, Ecuador, Birmania, Ecuador e Giordania dal fotografo francese Chris Tery per il padiglione Europa: “Queste foto ci dicono come la vita può cambiare grazie alla distribuzione delle risorse”.

Sostiamo nelle ombre della sera all’”Albero della vita”, simbolo del Padiglione Italia, con le fontane d’acqua che fanno un po’ Mirabilandia e un po’ castello di Hellbrunn. Questo grande ombrello ispirato a Michelangelo – no, non pensate al fungo di Hiroshima, che è cupo simbolo di morte – esprime un’apertura positiva, una fioritura verso il cielo: quell’”energia per la vita” che scaturisce dalla terra, interroga i governi ma anche i popoli, esige risposte quotidiane e personali anche dopo la fascinosa visita alla vetrina mondiale di Expo.

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