Bolzano – Si ricordano in questi giorni i vent’anni della scomparsa di Alexander Langer (3 luglio 1995). Si era in piena guerra di Bosnia, alla vigilia del genocidio di Srebrenica. L’Europa, allora come oggi, si dimostrava impotente.
Il 25 giugno 1995 Langer scrisse che “l’Europa muore o rinasce a Sarajevo”. Ecco un brano dell’articolo: “O tiriamo le conseguenze che si impongono e rafforziamo la nostra presenza – mandato dei caschi blu, presa di posizione netta di fronte agli aggressori – e, in fin dei conti, rifiutiamo di essere complici della strategia di epurazione e di omogeneizzazione della popolazione della Bosnia, oppure cediamo al ricatto intollerabile delle forze serbo-bosniache, ritirandoci dalla Bosnia ed infliggendo così alle Nazioni Unite la loro più grande umiliazione proprio mentre si celebra il cinquantenario della fondazione dell’ONU. Oggi più che mai in passato dobbiamo armarci di dignità e di valori. E soprattutto ripetere quel ‘mai più’ che risuona in tutta Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Oggi più che mai in passato dobbiamo difenderci, in Bosnia, contro coloro che spingono all’epurazione etnica e religiosa come ideale politico e lo impongono perpetrando crimini contro l’umanità. Se la situazione attuale è il risultato delle politiche disordinate, rinunciatarie e contraddittorie dei nostri governi, l’Unione europea in quanto tale è rimasta muta, impotente, assente. Bisogna che l’Europa testimoni e agisca!”.
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