“Decine di milioni di morti, case distrutte, monumenti artistici annientati, sofferenze indicibili, malattie, disgregazione di equilibri istituzionali: ecco quanto emerge al nostro sguardo di storici obiettivi”, ha osservato nel suo intervento l’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan. “Qualcuno sognava una guerra purificatrice, e ne faceva ampia retorica”, ha ricordato. Ma c’era anche chi, come un parroco trentino, “con tristezza annotava: ‘Eccoci al principio della guerra micidiale e terribile’. Il Nr 6 del Foglio Diocesano di Trento fu sequestrato, perché ovviamente non era un inno ai combattimenti”.
Oggi, a cento anni da quel conflitto “esecrando”, “non ne commemoriamo con orgoglio l’inizio e non consideriamo che gli uni o gli altri possano avocarsi una vittoria”, ha osservato Bressan. Per i cristiani “la guerra è sempre un fallimento”.
Nel suo excursus storico, Bressan ha ricordato “l’immensa opera di carità che la Chiesa di Trento svolse in quegli anni, abitando intensamente la sofferenza di un intero popolo”, attraverso i suoi “sacerdoti, vescovi, religiosi e religiose” e le comunità cristiane. E ha concluso invitando a porsi all’ascolto dei relatori “non con la sola curiosità storica del conoscere”, ma “con quella del cristiano di imparare e di far meglio di fronte alle sfide che si presentano oggi, in profonda comunione con il nostro Papa che proprio in queste ore si trova a Sarajevo, da dove quella guerra ebbe inizio, ma dove ora si vuol costruire collaborazione nel rispetto delle diversità etniche e religiose”.
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