L'Arcivescovo parla anche di Comunità di valle: “Non bisogna espropriare il popolo della possibilità di esprimersi”. Sulla cooperazione: “Attenti a non voler capitalizzare”
“In fondo, è quello che in campo ecclesiale abbiamo anticipato lanciando dieci anni fa le Unità pastorali” – mons. Luigi Bressan accetta volentieri di commentare il voto “pro fusioni” di domenica scorsa. “Il nostro tempo ormai, con la diffusa mobilità, ci spinge giustamente ad aggregare le realtà piccole, pur salvaguardando le identità di ogni singolo paese. E' ormai assodato che i servizi pubblici rendono meglio in forma associata. L'aggregazione è un processo utile, che risponde alle esigenze di oggi”.
Peraltro, mons. Bressan, più di ieri si pone un problema di raccordo con le Comunità di valle – il rinnovo è fissato il 10 luglio (vedi sopra) – , rispetto alle quali non mancano voci critiche, soprattutto per i meccanismi elettivi…
E' vero, ci vuole una riflessione attenta perché il nuovo sistema che prevede l'elezione direttamente dai Comuni rischia di espropriare il popolo della sua possibilità di espressione. E rischia di allontanarlo ulteriormente dalla politica e dalla gestione delle scelte pubbliche. Dobbiamo tenere alta la partecipazione”.
Vedi l'astensionismo alle recenti regionali…
Un segnale molto preoccupante questo 46% che non va a votare. Partecipare alla vita pubblica è un diritto ma va visto anche come un dovere: altrimenti corriamo il rischio di una delega che significa abbandono della responsabilità personale. Dobbiamo tutti incoraggiare a partecipare direttamente, a partire dal voto. E' un compito anche dei politici: invitare la gente a esprimersi, a confrontarsi sui programmi e sulle iniziative.
Per quanto riguarda la partecipazione ai livelli amministrativi si richiede di riscoprire il valore della disponibilità gratuita, del volontariato anche in politica…
Credo sia una riflessione opportuna, anche perché ricordo che in passato i nostri amministratori non venivano retribuiti. Dietro al compenso, c'è sempre un'idea di funzionalismo che può anche essere negativa rispetto invece alla disponibilità per la cosa pubblica, alla donazione generosa per il bene comune. Contano molto le motivazioni, la passione, come si vede anche nella storia dello sport locale: il Calcio Trento formato da operai dilettanti riusciva meglio della squadra dei professionisti ben retribuiti…
Veniamo alla partita dolorosa della Cantina La Vis, ora commissariata.
Una vicenda che ci ha colpito, anche come comunità ecclesiali. E' triste pensare che molta gente ci ha creduto, ci ha investito, ci ha lavorato con impegno…penso che non debbano essere penalizzati gli onesti. Quindi, auspico che si possa arrivare ad una soluzione, grazie ad una pluralità di organismi che operino in sinergia.
Un prossimo appuntamento sarà per il rinnovo dei vertici della Federazione Trentina delle Cooperative.
Come in ogni ambito economico, anche qui i cambiamenti sono molto rapidi, certe piccole cooperative, ad esempio, devono mettersi in rete. Nello stesso tempo non dimentichiamo che non deve dominare la finanza, ma il bene del popolo: per questo sono nate le cooperative. Altrimenti se ci si trasforma in un sistema di supermercati o di finanza bancaria, allora viene meno la finalità originaria e lo scopo statutario, anche d'ispirazione cristiana, che è quello di servire il popolo, rimettendoci se necessario anche sul guadagno finale. Nostro scopo non è quello di capitalizzare, come un qualsiasi altro sistema bancario. Mi ha meravigliato il fatto che per regolamento chi è nei consigli d'amministrazione non possa fare anche volontariato all'interno… un tempo non era così.
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