Tre alpinisti generosi

Benedetti, Poyer e Piazza si erano legati a quelle popolazioni anche per iniziative umanitarie

Tanti trentini si sentono vicini alle popolazioni nepalesi, spesso al centro dell'attenzione del Filmfestival (vedi inserto), ma anche per trekking e gemellaggi di solidarietà con i villaggi himalayani. Ed il legame generoso con questa gente povera attraversa anche la vicenda esistenziale delle tre vittime trentine uccise dal sisma nella valle del Lang Tang.

Oskar Piazza, 55 anni, moriano, era uno dei soccorritori trentini più noti ed esperti. Sempre in prima linea nelle particolari situazioni d'emergenza, brillava per le sue capacità negli interventi in parete con l'ausilio dell'elicottero: “Con il suo impegno nella formazione degli altri soccorritori ha fatto la storia del nostro servizio provinciale”, ha detto Adriano Alimonta a radio Trentino inBlu. Alpinista di grande valore (ha salito fra l'altro Gasherbrun, Cho Oyu e McKinley), Piazza si era specializzato negli ultimi anni nell'esplorazione delle forre del Lang Tang, tra le più profonde del mondo. Ha trovato la morte assieme ad un medico, Gigliola Mancinelli, mentre altri due italiani sono riusciti a salvarsi. La compagna di Piazza, Luisa Zappini, pure speleologa, è la referente della centrale unica del soccorso trentino: “Conoscevamo benissimo quella zona – ha dichiarato – ma in quelle situazioni non si può fare nulla”.

Sono cembrane le altre due vittime, grandi amici e compagni di spedizione. Renzo Benedetti, 60 anni, di Segonzano ha una carriera alpinistica d'eccezione (ben 8 ottomila), ma negli ultimi anni si era dedicato soprattutto a iniziative di solidarietà e di ricerca medica in cui aveva coinvolto anche Marco Pojer, 58 anni, cuoco di Grumes. “Eravamo stati insieme tre anni fa in Nepal per sviluppare studi medici sul mal di montagna e portare aiuto alle popolazioni locali – ci spiega commosso Giorgio Martini, farmacista di Cembra, apripista di questi studi – anche in questo trekking leggero Renzo e Marco lavoravano per proseguire la ricerca di funghi dalle proprietà terapeutiche”. Dal racconto dei sopravvissuti – i trentini Iolanda Mattevi e Attilio Dantone – si è appreso che Benedetti e Poyer, sono stati travolti durante una deviazione per portare medicina ad una signora conosciuta in precedenti occasioni”. Commosso anche il ricordo di Ilario Cavada, della SAT di Cavalese: “Renzo era una colonna della nostra sezione, un uomo d'immensa generosità”, mentre Alessandro Canali, segretario Ana di Grumes, dice di Poyer: “Marco era sempre pronto quando c'era da fare qualcosa in paese per i più bisognosi”.

Dopo la nota della Provincia sui tre trentini (“uomini di grande valore”), anche la SAT ha espresso il dolore di tutti i montanari trentini : “Una tragedia nella tragedia, che unisce il popolo della montagna trentino nel cordoglio con quello nepalese”.

Anche l’Arcivescovo Bressan, in riunione a Roma con la Caritas Italiana di cui è presidente, si è raccolto in preghiera per i tre alpinisti e tutte le vittime del sisma.

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