Il sistema Audit “copiato” dal governo

Fra le cinque aziende certificate anche la Fondazione Comunità Solidale

Roma “copia” Trento per favorire le imprese amiche della famiglia. Il sistema Family Audit, importato otto anni fa da oltre Brennero attraverso la Provincia di Bolzano, ha dato ottimi risultati con le prime 42 aziende, tanto che il Dipartimento per le politiche familiari del Ministero del lavoro ha siglato a Riva del Garda un protocollo d'intesa che diffonderà ulteriormente a livello nazionale il sistema di certificazione aziendale e familiare: vi potranno aderire altre 50 organizzazioni, per una spesa complessiva di 350 mila euro a carico dello Stato.

“In tempi di ristrettezze economiche – ha osservato la sottosegretaria Franca Biondelli, prima della firma congiunta col presidente della PAT Ugo Rossi – abbiamo voluto incentivare le organizzazioni, riducendo del 20% i loro costi della certificazione”. Anche questa fase della sperimentazione sarà gestita insieme dalla Presidenza del Consiglio e dalla Provincia autonoma di Trento, attraverso il direttore Luciano Malfer e la coordinatrice del settore Family Audit Lucia Claus.

I vantaggi dei benefit e della flessibilità d'orario concordata con i dipendenti sono stati illustrati dall'indagine del sociologo Riccardo Prandini: “la crescita del benessere psico-fisico, in particolare per ciò che concerne la capacità di gestione dello stress; un maggior senso di identificazione con l’organizzazione e di partecipazione al processo lavorativo con colleghi e superiori e l’aumento del benessere in famiglia e in particolare nel rapporto con i figli. Così facendo l'azienda è più attrattiva e capace di generare capitale umano e sociale di qualità”.

Giovedì scorso era presente anche l'Arcivescovo Luigi Bressan alla consegna perchè fra le ultime cinque organizzazioni che hanno ottenuto la certificazione base Family Audit c'è per la prima volta una realtà dell'arcidiocesi. E' la Fondazione Comunità Solidale, impeganata nella promozione e nell'accompagnamento delle persone in difficoltà. I 46 dipendenti nei prossimi tre anni saranno chiamati a “vivere” al loro interno le azioni di miglioramento nella conciliazione famiglia-lavoro, così da confermare la certificazione. “Abbiamo scelto volentieri di sperimentare il funzionamento di questo strumento – spiega il direttore Cristian Gatti – in vista di poterlo eventuale estendere anche ad altre realtà dell'arcidiocesi”.

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