Lo Spirito soffia dove vuole

Illustrazione di Fabio Vettori

29 settembre 2024 – Domenica XXVI Tempo Ordinario B

Nm 11,25-29; Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48

«Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!» Nm 11,29

«Dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale» (GS 22). «Il Cristo cui è stato dato ogni potere in cielo e in terra, tuttora opera nel cuore degli uomini con la virtù del suo Spirito, non solo suscitando il desiderio del mondo futuro, ma per ciò stesso anche ispirando, purificando e fortificando quei generosi propositi con i quali la famiglia degli uomini cerca di rendere più umana la propria vita e di sottomettere a questo fine tutta la terra» (GS 38).

Le due citazioni poste in apertura sono tratte entrambe dalla costituzione Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II e ci aiutano a comprendere nel senso giusto le letture di questa domenica. Sia il brano tratto dal libro dei Numeri (prima lettura) sia il vangelo di Marco sottolineano che l’azione dello Spirito Santo può avvenire dentro la comunità “istituita” del popolo di Dio/Chiesa così come al di fuori di essa. Nell’uno e nell’altro caso, questa azione dello Spirito è sempre ordinata a far sì che rispondiamo ad una vocazione divina, che collaboriamo alla diffusione della Parola di Dio, e per la venuta del Regno di Dio. Questo può a volte sconcertare i membri dell’istituzione e perfino le gerarchie (Giosuè nella prima lettura e gli stessi apostoli nel vangelo), ma occorre imparare che lo Spirito Santo è dato al popolo di Dio/Chiesa in senso non esclusivo: dato che lo Spirito soffia dove vuole (cfr Gv 3,8) non può essere “imprigionato” né in un luogo fisico (tempio) né in un’istituzione (neppure la Chiesa). Gesù propone invece un criterio “pragmatico” di discernimento per mostrare che è possibile dialogare e collaborare con tutti gli uomini di buona volontà: «non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa» (Mc 9,40-41).

Ciò a cui dobbiamo piuttosto fare realmente attenzione è lo scandalo dato ai piccoli. In questo caso le parole di Gesù sono durissime e sembrano davvero supportare la “tolleranza zero” che papa Francesco invoca in materia di pedofilia e abusi su persone in situazione vulnerabile: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare» (Mc 9,42).

Gesù, con molta radicalità invita ciascuno di noi a saper fare anche scelte drastiche per correggere noi stessi: tagliare una mano o un piede o cavare un occhio significa correggere in modo radicale il nostro modo di agire, i nostri percorsi di vita, il nostro sguardo e i nostri desideri. Nella vita fisica nemmeno oggi esitiamo a farci amputare un arto infetto da cancrena o da tumore pur di salvarci la vita. È certamente il caso che applichiamo la stessa determinazione anche nelle scelte di vita, sia in campo sociale, economico e politico (cfr. la seconda lettura tratta dall’apostolo Giacomo), sia nel campo della morale della persona, visto che ad andarci di mezzo – ci suggerisce Gesù nel Vangelo – non è la nostra salute ma la nostra salvezza.

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